La notizia di un ulteriore caso di stupro arriva dall'India, precisamente dalla località di Hari Nagar. Vittima, questa volta, una bambina di appena tre anni, violentata dal titolare di un centro di incontro e intrattenimento per bambini. La bambina, ritornata a casa sanguinante ed in evidente stato di shock, è stata immediatamente visitata da un dottore che ha confermato l'avvenuta violenza sessuale. Secondo la famiglia della vittima, la bambina sarebbe stata sottoposta a violenza per almeno tre giorni, sorte, questa, toccata anche ad altre bambine.

La madre ha raccontato, infatti: "Per tre giorni è tornata a casa con la stessa espressione sconvolta e quando le abbiamo chiesto cosa fosse successo, ci ha raccontato di essere stata aggredita dal proprietario del centro insieme ad altre bambine". Il presunto autore dello stupro è stato poi linciato da un gruppo di persone, di cui facevano parte anche i genitori della bimba di tre anni. A salvarlo, la polizia che lo ha arrestato infine con l'accusa di violenza sessuale. 

Fenomeno in allarmante crescita  

Non accenna pertanto a diminuire l'escalation di violenze che sta interessando il paese indiano da qualche mese. Non che nei tempi passati casi del genere non si siano verificati in India: verrebbe quasi da dire, "non è un paese per donne".

Semplicemente, il fenomeno continua a verificarsi con maggiore insistenza, tanto che l'Ufficio Nazionale di registrazione dei reati (Ncrb) ha svelato che nel 2013, ogni giorno,  in India vengono violentate in media 92 donne al giorno, 4 nella sola New Delhi. Quindi, ben 33.707 i casi registrati nel 2013 rispetto ai "soli" 24.923 dell'anno precedente, con un incremento sensibile del 35,2%.

Dunque, chi credeva che la brutalità del crimine commesso nel dicembre 2012 ai danni di una ragazza violentata e poi uccisa su un autobus di New Delhi avrebbe funto da deterrente contro atti così selvaggi si sbagliava. Anzi, la creazione di tribunali ad hoc con processi quotidiani, l'irrigidimento delle pene, campagne di sensibilizzazione a poco sono valse: molto più spesso le comunità e le famiglie delle vittime cercano di farsi giustizia da soli, laddove la giustizia non riesce ad arrivare.

E ancora più spesso le vittime degli stupri subiscono una ulteriore, più grave violenza, quando non vengono ascoltate, quando sono quasi dimenticate. A pochissimi giorni fa risale il gesto disperato, avvenuto all'interno di un'aula della Corte Suprema a New Delhi, di una giovane avvocatessa che ha ingerito del veleno per  protestare contro la lentezza del procedimento giudiziario, in seguito ad una denuncia da lei sporta per una violenza avvenuta almeno un anno fa. 

Di fronte all'inazione della giustizia e agli scarsi risultati ottenuti con le campagne di prevenzione e sensibilizzazione,  poco sembra rimasto da fare. Adesso è il momento che ci si impegni a partire dalle famiglie stesse. Lo stesso premier indiano, Narendra Modi, ha sostenuto più volte che "la nazione sprofonda in una enorme vergogna ogni volta che c'è uno stupro", ribadendo quindi la necessità di "uno sforzo educativo da parte delle famiglie" affinché insegnino ai figli maschi il rispetto dell'altro sesso.