A volte quello che serve è un concreto gesto di coraggio. Ai bandi per l'abbattimento della casa del boss mafioso della famiglia Pesce di Rosarno, costruita in piena area archeologica, non si presentava nessuno. Finalmente, dopo più di dieci anni di attesa, l'imprenditore edile Gaetano Saffioti, che da 17 anni vive sotto scorta per aver denunciato boss e gregari della 'ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro, è stato chiamato per risolvere la situazione.
La casa del boss andava abbattuta, il messaggio che la mafia non è la legittima autorità del territorio andava lanciato.
Il prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino ha pensato quindi di contattare l'impresa di Gaetano Saffioti, il quale ha accettato senza esitazioni pur di continuare a mettere i bastoni tra le ruote alla mafia presente sul territorio calabrese. Dopo un primo sopralluogo, già dal 16 settembre 2014 i mezzi dell'azienda di Saffioti hanno iniziato la demolizione della casa del boss. Tutti gli altri imprenditori della zona temevano ritorsioni, visto che già nel 2003, quando l'allora sindaco del Comune di Rosarno Giuseppe Lavorato aveva acquisito l'immobile, alcuni colpi di kalashnikov erano stati sparati contro la facciata della sede comunale. Nonostante il gravissimo atto di intimidazione il sindaco aveva proseguito l'istruzione degli atti necessari alla demolizione della casa del boss.
L'immobile era di proprietà di Giuseppe Bonarrigo, 78 anni, padre di Antonino, Vincenzo, Rocco, Savino e Giuseppe Pesce, quest'ultimo costituitosi nel 2013 dopo tre anni di latitanza. La casa era stata al centro di molte indagini antimafia visto che degli incontri dei boss alla residenza di Rosarno aveva parlato anche Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore e attualmente collaboratrice di giustizia.
Le procedure per l'assegnazione del progetto di demolizione della casa del boss erano quindi già pronte ai primi anni 2000, anche se l'immobile è rimasto abitato fino al giugno del 2011, quando le forze dell'ordine hanno provveduto materialmente allo sgombero della lussuosa residenza da duecentocinquanta metri quadri. Tuttavia, anche l'ultimo dei numerosi bandi pubblici presentati dal Comune era stato completamente disertato dalle imprese locali; per questo motivo si è infine pensato all'imprenditore Gaetano Saffioti per completare l'opera di abbattimento.