Una donna dalla biografia e dalla tempra straordinarie, Thokozile Masipa: nata Matilda, da adulta decise di cambiare il suo nome in Thokozile che in lingua zulù significa 'felice'. È solo la seconda donna nera sudafricana ad essere diventata giudice, raggiungendo questa prestigiosa posizione grazie alle proprie competenze e alle proprie qualità, non di certo grazie a un privilegio sociale. Figlia di un'umile famiglia con dieci figli, nata nella township di Soweto (con township, intraducibile in italiano, s'intende un'area urbana limitrofa all'area metropolitana, in cui la popolazione è esclusivamente non bianca) e cresciuta in condizioni di povertà e di disagio, nel pieno dei conflitti razziali in Sudafrica: cinque dei suoi fratelli sono morti per cause naturali ed uno è rimasto ucciso a vent'anni.

Amante dei libri e riservata, interessata ai temi sociali, non potendosi pagare l'università, la Masipa si laureò tardi, dopo aver svolto i lavori più modesti.

La sua carriera cominciò con il giornalismo: scrisse per anni per il giornale The post di cui fu corrispondente di cronaca nera. A causa del suo impegno per la libertà di stampa, in seguito ad una marcia di protesta, fu arrestata e incarcerata, un'esperienza che rafforzò la sua passione civile e che la spinse a declinare il suo impegno giornalistico nel senso della denuncia di ogni forma di violenza e di repressione ai danni dei militanti anti-apartheid, con un'attenzione particolare alla condizione femminile. All'attività legale è arrivata nel 1998 e si è distinta per la propria lucidità e per il pugno duro mostrato soprattutto nei casi di violenza domestica.

Una sua sentenza storica ha punito con 252 anni di prigione uno stupratore seriale. "La cosa peggiore", disse allora, "è che quest'uomo ha attaccato e violentato le sue vittime nelle loro case dove quelle donne si sentivano più al sicuro".

Profonda conoscitrice dei meccanismi mediatici, sensibile al tema della violenza di genere, in particolare in contesti domestici, Thokozile Masipa è sembrata fin da subito la persona più giusta per il caso Pistorius: ieri si è pronunciata assolvendolo dall'accusa più grave, quella di omicidio premeditato. Oggi dovrà decidere se condannare l'atleta per omicidio colposo.