Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino della piccola Yara Gambirasio, non lascerà il carcere: è notizia, infatti, di pochi minuti fa del NO del gip di Bergamo alla richiesta di scarcerazione che è stata presentata dagli avvocati del carpentiere di Mapello che si stanno occupando del caso.
Questa volta, però, contrariamente a quanto accaduto la scorsa settimana, Ezia Maccora ha 'rincarato la dose' nei confronti del Bossetti, visto che secondo il gip, sull'accusato graverebbero seri indizi di colpevolezza con il pericolo di reiterazione del reato, ovvero che il Bossetti possa uccidere nuovamente.
Lo scontro degli avvocati del carpentiere con la procura riguarda soprattutto la questione del DNA ritrovato sul corpo della povera Yara, scomparsa dal suo paese, Brembate di Sopra, il 26 novembre del 2010 per essere poi ritrovata cadavere, tre mesi dopo, in un campo a Chignolo D'Isola, poco lontano dal luogo della sparizione. Secondo la difesa, infatti, le condizioni atmosferiche avverse possono aver corrotto quel campione di DNA, specie considerando la stagione invernale con pioggia, neve e vento.


La procura di Bergamo, dal canto suo, continua ad insistere sul fatto che il sangue ritrovato sui leggins e sulle mutandine della povera Yara Gambirasio appartengono a Massimo Giuseppe Bossetti: l'accusato respinge ogni accusa, continuando a ribadire la propria innocenza. Bossetti sarebbe persino disposto a sottoporsi alla macchina della verità pur di trovare un ulteriore appiglio nel provare la sua estraneità all'omicidio.  
Bossetti, dunque, resta in carcere e su di lui continuano a gravare pesantemente le accuse riguardanti il confronto tra il suo profilo genetico e quello della vittima: così come c’era piena compatibilità a giugno, c’è piena compatibilità ancora oggi. Nulla è cambiato e così anche questa istanza di quaranta pagine dei suoi avvocati che ribadivano come a carico di Bossetti non ci fossero altri elementi d'accusa, è stata respinta. La verità, però, deve ancora aspettare.