Continua ad aggravarsi di ora in ora il bilancio delle vittime della tempesta che ha sorpreso centinaia di escursionisti sul massiccio himalayano dell'Annapurna, nel Nord del Nepal. I corpi recuperati sono al momento 24 ma, secondo notizie raccolte grazie ad alcuni italiani rimasti anch'essi bloccati dalla tempesta, le vittime sarebbero almeno 50, con centinaia di dispersi.

Anche quattro italiani bloccati in Nepal

La spedizione italiana, diretta al Tukuche Peak (6.920 metri), tra il Dhaulagiri e l'Annapurna, è stata sorpresa dalla tormenta dopo aver allestito il primo campo base a 5.000 metri di altitudine proprio sotto l'Annapurna.

La guida della spedizione è affidata al direttore del Soccorso alpino valdostano Adriano Favre che accompagna il figlio Yannick, un amico alpinista romano, Massimo Merlini e Fausta Bo, la gestrice del rifugio Ferraro, in val d'Ayas (Aosta). Gli italiani hanno fatto sapere di non essere in pericolo e di essere attrezzati per resistere in condizioni di autosufficienza per una decina di giorni.

La tormenta non prevista

Secondo la testimonianza di Favre, la tormenta in corso da oltre 2 giorni è un evento piuttosto raro ad ottobre, considerata una stagione secca, ideale per le escursioni. I forti venti, che soffiano ad una velocità superiore ai 100 chilometri l'ora, hanno provocato il distacco di numerose valanghe che hanno bloccato i sentieri, intrappolando le numerose spedizioni di trekking presenti nella zona, costrette a cercare riparo in rifugi di fortuna.

La stessa spedizione italiana ha dato rifugio ud un gruppo di trekker che non erano attrezzati per questo genere d'intemperie ed ora attendono l'intervento di un elicottero in quanto il sentiero per scendere a valle risulta essere estremamente rischioso. I 24 corpi recuperati finora, stati trovati sotto una spessa coltre di neve, appartengono a 12 accompagnatori nepalesi e 12 stranieri: quattro canadesi, tre israeliani, tre polacchi, un indiano e un vietnamita.

Le previsioni per le prossime ore

Secondo le previsioni, nelle prossime ore è atteso un miglioramento della situazione, che dovrebbe permettere la ripresa delle operazioni di soccorso e di evacuazione con gli elicotteri. Solo allora sarà possibile avere un quadro della situazione e conoscere le dimensioni esatte dell'ennesima tragedia dello sfruttamento turistico dell'Himalaya. Un paradiso dove le tormente e le nevicate sono una consuetudine millenaria.