L'Italia resiste, non affonda. L'ebola non ha ancora contagiato il nostro Paese. Terzo falso allarme a Roma dopo quello che aveva visto come protagonisti un nigeriano (positivo alla malaria) e un chirurgo italiano 53enne appena tornato dalla Sierra Leone, uno dei paesi in cui si è maggiormente diffuso il virus mortale, in cui lavorava con Emergency. I due erano stati ricoverati all' ospedale Spallanzani. Stamattina un immigrato somalo, residente in Italia da circa 2 anni, si è sentito male, presso l'Ufficio di Immigrazione della Capitale mentre attendeva di richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno.
L'uomo aveva cominciato a perdere sangue dal naso, convulsioni lo avevano fatto accasciare a terra e soprattutto aveva la febbre, ormai primo sintomo dell'ebola. Immediatamente è stato allertato il 118. Il Somalo è stato portato al Policlinico Umberto I dove il risultato del test è stato, fortunatamente, negativo. In una nota la Regione Lazio afferma, sollevata, che la sua è stata solamente una crisi epilettica.
Pericolo scampato anche a Piacenza precisamente al Guglielmo da Saliceto dove, venerdì sera, una donna straniera (che meno di 21 giorni fa era stata in Nigeria) si era improvvisamente sentita male. Questa accusava forti dolori addominali e una leggera febbre, sintomi compatibili con quelli dell'ebola.
Un altro caso sospetto è stato riscontrato a Milano, quello di un ghanese senza fissa dimora. Portato d'urgenza all'ospedale. Il responso fa momentaneamente sospirare e sorridere l'Italia: il paziente non è infetto.
Per ora nel nostro Paese sono stati investiti 5 milioni di euro per combattere questo spaventoso e letale morbo e sono stati messi a disposizione 88 medici in aeroporti e porti.
Nonostante la situazione sia ancora sotto controllo, si espone il direttore dello Spallanzani: "Anche l'Italia sia pronta a gestire l'emergenza". Parlano chiaro le statistiche: la letalità di questa nuova epidemia va dal 25% al 95%. In Africa, ora come ora, la percentuale è del 50%.