Durante il processo d'appello che riguarda la morte di Stefano Cucchi, uno dei casi di cronaca giudiziaria più seguiti degli ultimi anni, è emersa un'importante novità: un nuovo testimone ha aggiunto preziosi elementi per riuscire a dipanare l'intricata matassa. Ricordiamo che il giovane geometra trentenne, arrestato per possesso di droga, è deceduto dopo una settimana, il 22 ottobre 2009, al reparto detenuti dell'Ospedale Pertini di Roma durante il periodo di custodia cautelare. Nel corso dell'intervento del legale di parte civile, è emerso che un'avvocatessa, trovandosi per caso davanti all'aula di udienza del tribunale dove venne convalidato l'arresto di Stefano Cucchi, vide il giovane in condizioni tali da farle pensare che avesse "subìto un pestaggio".
Il legale ha chiesto che venisse acquisita al fascicolo processuale una lettera del nuovo testimone, l'avvocatessa Maria Tiso, in cui la donna illustrava le condizioni di salute di Stefano Cucchi al momento della convalida dell'arresto.
Un nuovo testimone parla delle terribili condizioni di salute di Stefano Cucchi
"Di corporatura esile - si legge nella lettera dell'avvocato Maria Tiso a proposito di Stefano Cucchi - aveva il volto, ed in particolare gli occhi, estremamente arrossato e gonfio, come recante delle tumefazioni. Era come se sotto gli occhi avesse quelle che in gergo comune sono individuate come 'borse' gonfie e di un colore tendente al violaceo. Aveva un'aria di sicuro molto provata".
"Mentre si dirigeva abbastanza lentamente verso l'aula di udienza - prosegue la missiva il cui testo è stato pubblicato dall'ANSA -, mostrava difficoltà nel camminare; appariva come irrigidito nella coordinazione della deambulazione e se non ricordo male, non sollevava del tutto i piedi da terra ma sembrava trascinarli in avanti ad ogni passo".
Quelli descritti sono chiaramente i segni del pestaggio e della privazioni patite in carcere. Questa solida e preziosa testimonianza sposta chiaramente la violenza su Stefano Cucchi a un momento precedente rispetto all'udienza di convalida dell'arresto, smentendo le parole del Pg Mario Remus, il quale, durante un'udienza precedente, aveva affermato che il pestaggio era stato subito da Stefano dopo la definitiva convalida del fermo.