. Le fiamme hanno danneggiato i cavi del sistema di gestione e controllo del traffico contenuti in quattro pozzetti impiantistici. Fortunatamente nessun ferito. Dalle 7,30 la situazione è in parziale ripresa. Riprende l'altra velocità e torna attiva la linea fra Bologna e Verona. Disagi e ritardi fino a 120 minuti daranno ancora fastidio ai pendolari bolognesi per il resto della giornata.

Questa volta possiamo parlare solo di fastidio, fortunatamente. Possiamo parlare solo di incendio doloso con nessun ferito. Ma il malumore, però, aumenta. Aumenta il malumore della gente, aumenta il malumore di chi non vede riconosciuti i propri diritti, aumenta soprattutto il malumore dei gruppi No-Tav, ai quali viene ricondotta la responsabilità dell'incendio bolognese.

Responsabilità ricondotta a loro, tra l'altro, per il ritrovamento di un Tag di un writer (la firma di chi "scrive sui muri") che assomigliava alla scritta "TAV". Una conclusione, quanto meno, approssimativa.

E subito non si è fatta attendere la reazione degli attivisti. Si è parlato "del momento più basso del giornalismo italiano". Una caccia al colpevole, insomma. Si vuole creare terrorismo e criminalizzare una fetta della società italiana. Quando forse di terrorismo non si tratta. O forse quando, quanto meno, di terrorismo No-Tav non si tratta. Lo ha fatto capire perfettamente il premier Renzi. Quando giornalismo e politica vogliono creare terrore, senza effettive ragioni, per attirare consensi o lettori, né si fa il bene dell'Italia, né si fa il bene del giornalismo.

Che si tratti veramente di No-Tav o che sia semplicemente l'opera di qualche piromane, il ministro dei trasporti Lupi non utilizza mezze misure. "Si è verificato purtroppo ciò che temevo, un nuovo atto terroristico con la Tav, questo e non altro è l'incendio doloso di questa mattina a Bologna. Ma non ci fermeranno nella strada di innovare e cambiare l'Italia".

Il premier Renzi, invece, preferisce minimizzare l'accaduto. "Per rispetto non vogliamo rievocare parole del passato, è in atto un sabotaggio, ma stiamo approfondendo quello che è accaduto e per rispetto di chi indaga non spendo una parola di più".

E secondo gli investigatori i gruppi No-Tav stanno seguendo una strategia ben precisa.

Una strategia più ampia partita dal sabotaggio del 19 maggio sempre a Bologna per arrivare a quello di oggi, passando per Milano Torino e Firenze. E' su questo asse che indagano gli investigatori della Digos. E sembra che due muri si stiano per scontrare, quello governativo e quello dei manifestanti. "Su questo i professionisti della violenza e del terrore troveranno un muro invalicabile - ha commentato il sindaco di Firenze Dario Nardella - la migliore risposta è che le opere vadano avanti e non restino impantanate". Fino a che punto è lecito spingere un'opposizione alle scelte di un governo? Fino a che punto questi episodi possono essere definiti atti di terrorismo?