Era il 23 gennaio 2014, quando a distanza di 6 mesi dalla scomparsa, fu rinvenuto il cadavere della giovane Provvidenza Grassi, 27 anni, tra le sterpaglie al di sotto del cavalcavia Bordonaro a Messina. Fin dalla sua scomparsa, tanti sono stati gli interrogativi emersi insieme a non poche perplessità, da parte della famiglia Grassi e del loro legale Giuseppina Iaria. Tante le polemiche di quei mesi, a cui purtroppo si è dato una risposta con il rinvenimento del cadavere dopo 6 mesi.

La procura di Messina, a seguito di accertamenti tecnici sull'auto e sul guard rail della Tangenziale, ha chiuso il caso come incidente autonomo; inoltre, gli esami autoptici hanno fatto emergere la presenza di tracce di metadone nella donna e, anche, di fratture compatibili con l'incidente.

I familiari, insieme al loro legale, non hanno mai creduto a questa versione e non hanno accettato che la giovane possa essere morta per cause accidentali: sono convinti, infatti, che dietro questa morte così assurda ci sia qualcuno che abbia agito per eliminarla.

Tanti infatti gli interrogativi che non hanno riscontrato risposta, come ad esempio la stranezza del luogo dove è stata trovata l'auto e il corpo esanime della giovane. Secondo le indagini, è emerso che l'incidente e la morte siano avvenuti la notte stessa della sparizione ovvero tra il 9 e il 10 luglio 2014, tuttavia pare strano che nessuno si sia accorto nei mesi che seguirono dell'auto sospesa tra i cespugli e del guard rail rotto.

Nelle vicinanze vi erano, infatti, sia abitazioni e sia una cabina elettrica dove spesso si recavano i tecnici per fare opportune verifiche: ci si chiede, dunque, com'è possibile che in 6 mesi nessuno si sia accorto della presenza dell'auto e del corpo della donna.  Di fatto, al momento il caso è stato archiviato con tali conclusioni, ovvero come incidente autonomo, ma i familiari non intendono arrendersi e tra lo strazio e il ricordo del volto solare della giovane Provvidenza continueranno a interrogarsi e a cercare la verità.