Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti italiane rapite lo scorso luglio in Siria, sono state liberate. Dopo voci insistenti riguardo il loro rilascio, alle 18:10 è arrivata la conferma ufficiale tramite un messaggio di Palazzo Chigi su Twitter: "Sono libere-conferma il Governo-torneranno presto in Italia". Poco prima della conferma erano già circolati in realtà altri messaggi da Twitter da parte dei ribelli siriani sulla liberazione delle due ragazze. La trattativa sarebbe andata a buon fine già dallo scorso sabato, quando è stato reso noto un video ritraente Greta e Vanessa.
Questo filmato è stata l'ennesima conferma delle due giovani ancora vive e vegete, una prova fondamentale per pianificare la consegna delle due ragazze agli emissari italiani. Per la loro liberazione, i ribelli siriani avrebbero richiesto un riscatto di ben dodici milioni di dollari (riscatto e somma che già hanno suscitato varie polemiche). Ora le due volontarie ONLUS, una proveniente da Brembate nel Bergamasco, l'altra di Gavirate nel Varesotto, sono state momentaneamente trasferite in Turchia per poi essere riportate a casa. Dopo sei mesi di terrore e di sconforto, arriveranno in Italia per fermarsi a Roma, ove verranno interrogate circa i fatti accaduti, in seguito potranno riabbracciare le loro famiglie.
Le ultime notizie delle due ragazze erano arrivate l'ultimo giorno del 2014, quando era stato pubblicato su Youtube un altro video di diciassette secondi, in cui tramite un disperato appello in inglese, chiedevano aiuto al Governo Italiano per la loro liberazione e per aver salva la vita.
Dopo questa lieta notizia, sono da non dimenticare altri due nostri connazionali ancora prigionieri, uno in Siria, l'altro in Pakistan.
Il primo dei due è Padre Dall'Oglio, un gesuita, rapito due anni fa presso Raqqa. Sadeer1, lo stesso account internet che ha ufficializzato la news circa il rilascio di Greta e Vanessa, conferma che Padre Dall'Oglio è ancora vivo e si troverebbe adesso in una prigione controllata dall'Isis. L'altro italiano in mano ai suoi rapitori è Giovanni Lo Porto, cooperante, sequestrato tre anni fa in Pakistan assieme ad un collega tedesco, probabilmente dai miliziani devoti alla Jihad. Si spera che anche per loro due, questa brutta esperienza finisca nel migliore dei modi e che possano presto riabbracciare i loro cari e la loro patria natale.