Si è conclusa l'ultima udienza di primo grado che vede Francesco Schettino in lacrime, il quale fa una dichiarazione spontanea leggendo da fogli scritti a mano ai giudici prima di riunirsi in camera di consiglio. "Il 13 Gennaio sono morto in parte anch'io". Dal 16 gennaio si è voluto accusare soltanto lui con il pretesto di salvare interessi economici.
Secondo il comandante, infatti, si è voluto accusare soltanto lui "ho ascoltato frasi lesive della dignità umana per avvalorare la tesi di un uomo da condannare in linea con le logiche utilitaristiche che ormai a tutti sono chiare" inoltre il comandante aggiunge "per tre anni sono stato un tritacarne mediatico, di fatto, è difficile definire vita quella che sto vivendo, tutto è stato distorto".
Schettino ha continuato a parlare di momenti di dolore condivisi anche in casa sua con diversi naufraghi e di questo, si è anche messo a piangere dicendo che non avrebbe voluto questo epilogo, quindi ha interrotto il suo intervento. A questo punto il giudice lo ha fatto tornare a posto, poi i magistrati si sono riuniti in aula di consiglio per la sentenza tra i camerini del Teatro Moderno e la sede della procura.
Francesco Schettino è stato condannato dal tribunale di Grosseto a sedici anni e un mese di reclusione. Il pubblico ministero aveva chiesto ben ventiquattro anni per l'ex capitano della Costa Concordia il quale pur avendo riconosciuto alcune delle sue responsabilità ma nessuna in merito alle cause per le vittime del naufragio che tutti ricordiamo.
L'accusa è di aver volontariamente ritardato l'evacuazione della nave e di averla abbandonata al suo destino prima che tutte le 4.229 persone presenti fossero messe in salvo. Ad avvalorare l'accusa sono state le diverse telefonate che il comandante avrebbe fatto alla capitaneria di porto dichiarando più volte di aver abbandonato la nave. Stamani l'udienza è ripresa alle dieci con l'arringa dell'avocato Marco De Luca legale di Costa Crociere che proprio ieri sera aveva avuto un malore in aula mentre parlava.