L'Isis torna a minacciare la sicurezza degli Stati Uniti pubblicando su internet i nomi, le foto e gli indirizzi di un centinaio di militari americani che hanno preso parte alle operazioni anti-terrorismo in Siria, Iraq, Yemen e altre località. L'allarme riportato sul sito del New York Times è reale. Pentagono e Fbi, in pronta risposta al quotidiano, hanno affermato di essere già a conoscenza di tali nuove minacce e di stare già indagando a tal proposito.



"Partendo dall'enorme quantità di dati che abbiamo da diversi server e database, abbiamo deciso di diffondere cento indirizzi in modo che i nostri fratelli in America possano fare i conti con voi - ed ora che vi abbiamo reso le cose più facili dandovi gli indirizzi, l'unica cosa che dovete fare è il passo finale, che cosa state aspettando?" Sono queste le testuali parole pubblicate dalla presunta divisione informatica dell'Isis.



Tra le ipotesi del Pentagono circa le possibili modalità attraverso cui detta fuga di informazioni possa essere avvenuta c'è la preoccupazione verso i social media, e più in generale per tutti i rapporti diffusi al pubblico a proposito delle operazioni militari. È registrata però una sorta di anomalia circa la faccenda. Più precisamente, all'interno della lista ci sarebbero nomi di militari che non hanno avuto niente a che fare con la campagna anti-Isis partita la scorsa estate. Sono presenti equipaggi di bombardieri B-52 di stanza in Louisiana e North Dakota. All'interno della lista ci sono anche i nomi di varie donne.



Ad ogni modo, a prescindere dal fatto che i soldati minacciati abbiano avuto realmente a che fare con la campagna anti-Isis o meno, il pericolo per i soldati minacciati rimane. Considerare questa minaccia come reale e pericolosa nonostante queste incongruenze è possibile e per vari motivi. Innanzitutto, l'attitudine fondamentale del jihadista è quella di una fede e una obbedienza pressoché totale a differenza dall'orientamento certamente più critico dell'uomo d'azione occidentale. Tuttavia, la pericolosità della minaccia risulterebbe grave anche scartando l'ipotesi della presenza di individui disponibili a sacrificare se stessi per cieca obbedienza. L'Isis infatti non è solo uno dei più grandi gruppi fondamentalisti religiosi, è anche il gruppo terroristico più ricco al mondo.