Una carneficina. Questo è il risultato della mattinata di terrore vissuta oggi al Palazzo di Giustizia di Milano. Claudio Giardiello, imprenditore accusato di bancarotta nell'ambito del crac del gruppo immobiliare Magenta, ha estratto una pistola ed ha aperto il fuoco in aula uccidendo sul colpo il suo avvocato, Lorenzo Alberto Claris Appiani, il coimputato Giorgio Erba e freddando in seguito, nella sua stanza, il giudice fallimentare Fernando Ciampi. Un quarto uomo che si trovava nelle vicinanze è deceduto a causa di un malore. Il killer è riuscito a fuggire in moto ma è stato fermato poco dopo a Vimercate, a 27 km a nord-est dal luogo della strage.

Altre due persone sono ricoverate in codice rosso all'ospedale Niguarda.

Le falle del sistema di sicurezza - L'interrogativo è tanto lampante quanto inquietante: come ha potuto un uomo armato entrare in tribunale e successivamente riuscire a fuggire nonostante i controlli di sicurezza? Risposte certe per ora non ce ne sono. I primi dubbi sono stati alimentati poco dopo l'accaduto da una persona che si trovava all'interno del Palagiustizia per lavoro: sembra che il metal-detector di uno degli ingressi laterali fosse guasto. Fatto ancora tutto da verificare. Un'altra ipotesi è che l'assassino sia entrato assieme al suo avvocato, evitando così i controlli. L'indagine dovrà mettere in luce le pesanti responsabilità del sistema di sorveglianza.

Il triste teatrino della politica - Al solito, le istituzioni si muovono quando ormai non serve più, più per il loro inguaribile spirito propagandistico che per una vera presa di coscienza. Ha iniziato il sindaco Giuliano Pisapia, proponendosi come "mediatore", non si sa bene in che modo, per catturare il killer autore della strage a Milano.

Ha proseguito il Presidente della Camera Laura Boldrini facendo osservare un minuto di silenzio in Parlamento (gli assenti, ossia la maggioranza, lo dovrebbero aver osservato da casa o nei luoghi di vacanza). Ha concluso il ministro degli interni Angelino Alfano twittando raggiante l'arresto del presunto assassino.