L'autista incriminato è un pensionato di 66 anni di Milano che per arrotondare la magra pensione aveva deciso di iscriversi come autista ad Uberpop. Era stato contattato dagli uffici lombardi della società e, dopo un breve colloquio, era stato inserito nella scuderia di "possibili autisti" di Uber. Aveva iniziato a lavorare, in particolare di sera, contattato tramite smartphone per accompagnare clienti di Uber in giro per la città meneghina.

Che cos'è Uberpop

Uberpop è un servizio nuovo a metà tra un taxi e un NCC, noleggio con conducente.

Si scarica sul proprio smartphone un app e si prenota il viaggio in città, di norma, ad un prezzo molto competitivo. Il primo autista privato di Uber in zona (selezionati precedentemente dall'azienda ) viene contattato e offre il passaggio al cliente. I soldi sono stati già incassati da Uber tramite pagamento anticipato e all'autista l'azienda ne riconosce una quota a consuntivo.

Perché i vigili hanno fermato l'autista Uberpop

I vigili urbani di Milano hanno contestato all'autista Uberpop la violazione dell'articolo 86 del Codice della Strada che prevede che un autista privato, così come i NCC, non debbano prendere per strada i clienti, ma partire da un'autorimessa quando chiamati. Inoltre, hanno sospeso la patente al pensionato e gli hanno sequestrato la Opel con la quale stava accompagnando i clienti.

Le sanzioni pecuniarie riconosciute all'autista vanno da un minimo di € 1.500 ad un massimo di € 7.000.

Cos'ha deciso il Giudice di Pace

Il Giudice di Pace, dopo 48 casi simili affrontati dalla Procura milanese, ha accolto per questo caso specifico il ricorso dell'autista, riconoscendo che c'è stata un'infrazione della legge ma ammettendo che la confusione legislativa e mediatica sul caso non aiuta a comprendere il comportamento corretto da seguire.

Tenendo conto della crisi economica in corso, della volontà dichiarata dell'autista di non contravvenire la legge, dell'elevata punizione ricevuta dall'autista, ha restituito patente e auto al malcapitato e gli ha riconosciuto una sorta di "buona fede", scagionandolo dalle accuse.