Un altro naufragio, un'altra strage di immigrati scuote l'Europa. Secondo le cifre dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), tra il 10 e il 17 aprile sono stati salvati 13.500 migranti che cercavano di raggiungere l'Europa via mare. Solo nel 2015 ne sono morti 900, senza contare i corpi recuperati dopo la strage di ieri. Altri 31.500 sono riusciti ad arrivare in vita. Ma cosa spinge le persone ad affrontare questo rischioso viaggio? Molti migranti provengono dalla Siria, Iraq, Somalia, Yemen e Kenya, Paesi dove regnano la povertà e la guerra.

Cronaca di un naufragio

Secondo Il Corriere della Sera, sulla nave c'erano 900 persone. Si teme che circa 700 persone, tra cui molti bambini, siano morte nel naufragio dello scorso sabato. Sono sopravvissuti soltanto 28 migranti, per i quali comincerà un altro incubo. Il presidente francese François Hollande ha affermato che, se queste cifre sono confermate, si tratterebbe della "peggiore catastrofe" degli ultimi anni nel Mar Mediterraneo. Un'altra nave ribaltata è stata avvistata in queste ore a Rodi, e sembra che le vittime siano 200.

Rotta della morte

Per le Nazioni Unite, la rotta che porta dal nord dell'Africa all'Italia è diventata la "più mortale del mondo". A febbraio sono morti 300 immigranti, la scorsa settimana altri 400, sabato 700 e il dramma continua.

Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha affermato che "è inimmaginabile che un continente come l'Europa possa ignorare questa popolazione disperata che arriva dalla Siria e dell'Eritrea. I migranti hanno il diritto di avere asilo nelle nostre città, non solo in Italia ma in tutta Europa". Le polemiche non mancano. "Dobbiamo decidere - ha detto Bianco - chi si farà responsabile dei riscatti e come saranno organizzati".

Conflitto interno

I naufragi degli ultimi mesi hanno in comune il punto di partenza: la Libia. Il vuoto istituzionale e l'aumento dei trafficanti di persone hanno trasformato la Libia in un luogo di passaggio verso l'Europa. Dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi, nel 2011, il Paese è nel caos. All'epoca sono intervenuti la Francia e il Regno Unito, insieme agli Stati Uniti, per proteggere i civili. Ma ora i libici denunciano di essere stati abbandonati dalla comunità internazionale. A giugno del 2014 ci sono state le elezioni parlamentari, ma gli scontri tra militari e ribelli non si sono fermati. Al momento ci sono circa 1700 milizie diverse e la presenza sempre più forte dello Stato Islamico (Isis).

Vergogna europea

"Non si tratta di altruismo. Se ci sono 16 milioni di rifugiati e profughi nei Paesi vicini al sud dell'Europa dobbiamo affrontarlo. È nel nostro interesse. Ci lamentiamo sempre dei rifugiati che arrivano, ma questa cifra aumenterà". Questo è stato il commento di Johannes Hahn, commissario europeo per la politica di vicinato e i negoziati per l'allargamento. "Dobbiamo evitare una catastrofe - ha spiegato - perché è una vergogna che giovani, bambini e genitori, debbano attraversare il mare con il rischio di perdere la propria vita". Hahn ha detto che non si sa realmente quante persone muoiano nel percorso verso le coste del Mediterraneo. "Conosciamo solo in parte il bilancio le perdite umane, ma non sappiamo quanti muoiano nel cammino verso il nord dell'Africa".

Hahn è austriaco, ha 57 anni ed è stato sottoposto quattro volte a cure per combattere dei tumori. È commissario europeo per la politica di vicinato ed è stato promotore di una riunione con i ministri degli Esteri dell'Unione Europea e 10 'vicini' della costa sud del Mediteranno (tranne la Siria e la Libia) per discutere il tema dell'immigrazione.