I combattenti dello Stato islamico hanno fatto irruzione a Kobane (Ayn al-Arab in arabo e Kobânî in curdo), città nel nord della Siria popolata soprattutto da Curdi; in totale, 400mila abitanti. Il centro abitato si trova - da luglio 2012 - sotto il comando dell'esercito nazionale curdo, Yekîneyên Parastina Gel (Ypg). Nel 2014 i guerriglieri Daesh - termine arabo per "Ad dawla al islamiya fi 'Iraq wa Shem", equivalente all'acronimo Isis per "Islamic State of Iraq and the Levant" - avevano compiuto vari tentativi di assumerne il controllo con l'uso delle armi: a luglio ed in seguito a settembre, incontrando l'opposizione ferrea dei militanti curdi.

Kobane era stata quasi completamente distrutta dai lunghi mesi di assedio, durante i quali gli stessi abitanti avevano difeso strenuamente le proprie case. Ad ottobre gli estremisti islamici avevano conquistato la maggior parte dei 13 quartieri urbani, mietendo migliaia di vite - finché, il 26 gennaio scorso, il vantaggio sulla città era stato ripreso dalle forze curde.

Kobane: l'attacco sferrato dal confine con la Turchia

Le forze dello Stato islamico si sono scontrate (25 giugno) con i combattenti guerriglieri curdi - i peshmerga -, sia in un vicino villaggio che nel centro urbano di Kobane: lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Un'autobomba è esplosa nottetempo nel distretto di Suruc, al valico di frontiera di Mursitpinar, causando circa 12 vittime e decine di feriti.

Nonostante le milizie islamiste abbiano precedentemente subito una serie di sconfitte dalle unità di difesa curde, alcune aree di Hassakeh - città nord-orientale distante 270 chilometri da Kobane, gestita in parte dall'amministrazione curda ed in parte da Damasco - sono tuttora in mano ai combattenti Daesh. Si tratta di una delle principali aree urbane nel nord-est della Siria: vi sono circa 500mila persone.

Parte degli abitanti di Hassakeh è sfuggita alle violenze avvenute altrove. Attualmente, a Kobane sono in corso violenti scontri: una seconda autobomba è esplosa a poche ore di distanza dalla prima detonazione avvenuta nella notte, scatenando il caos. Nel limitrofo villaggio di Barkh Butan si è verificata, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, un'efferata esecuzione di 20 civili curdi.

La smentita di Ankara

Nel frattempo, l'ufficio stampa del governatore della provincia sud-orientale turca di Sanliurfa, a cui appartiene il distretto di Suruc, ha smentito le dichiarazioni di una televisione siriana circa la provenienza degli estremisti - negando siano entrati dalla Turchia e annunciando, a prova di ciò, l'imminente pubblicazione di immagini.