E' iniziato ufficialmente il count down che ci porterà al processo contro Massimo Bossetti, ritenuto dagli inquirenti della Procura di Bergamo, l'assassino della povera Yara Gambirasio, la ragazzina tredicenne trovata senza vita il 26 febbraio 2011 in un campo di Chignolo d'Isola.

Che cosa ci dobbiamo aspettare da questo atto finale della vicenda e quali saranno le strategie che verranno adottate dall'accusa, ma in particolar modo, dalla difesa? 

Omicidio Yara Gambirasio: la tesi dell'accusa

Cominciamo con il precisare che l'arresto del carpentiere di Mapello, avvenuto il 16 giugno scorso, è 

scattato in base a elementi certi come quello del DNA dell'uomo ritrovato sui leggins della giovane ginnasta. Il fermo di Bossetti, addirittura, fu considerato quale l'anticamera della sua confessione che, in molti, davano per scontata, una volta rinchiuso nel carcere di Bergamo: in realtà, non solo la confessione non è mai arrivata ma ancora adesso, a distanza di poco meno di un anno dal suo arresto, Bossetti continua a difendersi dalle accuse e a proclamare la sua innocenza.
Prova DNA quale unico elemento per la colpevolezza? Certamente no, perchè le immagini delle telecamere di videosorveglianza avrebbero identificato come il furgone appartenente a Bossetti quello che si vede passare ripetutamente davanti alla palestra. 
Altri piccoli dettagli potrebbero contribuire ad avvalorare la tesi dell'accusa: le intercettazioni dei colloqui in carcere tra il muratore e la moglie Marita Comi, con quest'ultima che chiese al marito se avesse una cotta per Yara Gambirasio e se possedesse il suo numero di telefono; oppure la testimonianza di Ilario Scotti, l'uomo che ritrovò il cadavere della giovane, il quale notò un uomo rassomigliante a Bossetti, a bordo di una macchina, mentre guardava nella sua direzione.

Delitto Yara Gambirasio: la probabile strategia della difesa

Come si comporterà la difesa di fronte a tali elementi comprovanti la colpevolezza del Bossetti? Naturalmente si punterà sul confermare il rapporto di conoscenza quasi inesistente tra il muratore e la giovane vittima, oltre al rafforzamento dell'alibi: secondo quanto dichiarato da Marita Comi, il marito si trovava a casa nell'orario in cui fu uccisa Yara Gambirasio. Inoltre si cercherà di porre l'attenzione sul piastrellista marocchino, Mohamed Fikri, inizialmente arrestato dagli inquirenti e poi successivamente rilasciato: in effetti ci sono delle 'strane coincidenze', come quelle del furgone acquistato poco prima del delitto e poi rottamato in Marocco pochi mesi dopo, sulle quali bisognerà fare luce.