Quasi tutti gli scienziati sono ormai concordi sul fatto che non solo la vita extraterrestre esiste, ma che può albergare anche in posti diversi dai 'classici' corpi naturali di origine planetaria.
Una di queste, per così dire, 'case' è rappresentata da corpi erranti nel cosmo come asteroidi e comete, di cui una di queste è rappresentata da 67P/Churyumov- Guerasimenko.
Su questa cometa, come rivela il quotidiano online The Guardian del giorno 6 luglio 2015, è presente una crosta di colore nero, scoperta dal lander Philae, della missione Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), che potrebbe - il condizionale è d'obbligo - essere stata originata da sostanze organiche.
Rosetta avrebbe raccolto strani ammassi di materiale organico somiglianti a particelle virali. Se la scoperta venisse confermata ufficialmente, dopo rigorose e definitive analisi scientifiche, sarebbe di portata immensa.
Nonostante queste notizie non ancora certificate scientificamente, alcuni astrobiologi, come Chandra Wickramasinghe (Università di Cambridge), si dichiarano entusiasti dalle prime indicazioni ricevute, confermando, sia pure ufficiosamente, che la vita aliena non solo esiste, ma potrebbe essere stata la chiave per l'origine della vita.
La Scienza, in questo caso, si riferisce alla cosiddetta teoria della panspermia, la quale suggerisce che i semi della vita siano sparsi non solo per l'universo, ma che la vita su corpi celesti, come ma la nostra Terra, sia arrivata dallo spazio non a bordo di astronavi extraterrestri, vista la mancanza di prove incontrovertibili in merito, ma attraverso mezzi naturali come comete e asteroidi.
Chandra Wickramasinghe, assieme al suo collega dell'Università di Cardiff Max Wallis, presenterà il suo studio sulla 'Vita su 67P' nel corso dell'imminente Meeting Nazionale di Astronomia, organizzato dalla Royal Astronomical Society, che si terrà a Llandudno (Wales).