Lunedì prossimo, 21 settembre, entra l'autunno e io rientro nell'aula del processo. Ascolterò le richieste penali dei miei accusatori pubblici e di quello privato, della ditta”.Con queste parole inizia il post pubblicato ieri dallo scrittore Erri De Luca sul suo profilo Facebook, un aggiornamento di stato in cui l’autore partenopeo annuncia la probabile fine della sua vicenda processuale, almeno per ciò che riguarda il giudizio di primo grado.

Processato per istigazione a delinquere

Un processo iniziato lo scorso gennaio e nel quale De Luca è imputato per istigazione a delinquere.

L’accusa nasce da alcune interviste rilasciate in passato dallo scrittore, dichiarazioni in cui appoggiava e giustificava le azioni di sabotaggio degli attivisti NO-TAV nei cantieri in Val di Susa, dove si sta realizzando un tratto di ferrovia che dovrebbe unire Torino a Lione con treni ad alta velocità.

Da quelle posizioni in difesa della popolazione locale, che da anni si batte contro la costruzione della nuova ferrovia ritenuta inutile e dannosa per il territorio, lo scrittore non è mai retrocesso. Anzi, in passato si era detto fiero di essere processato per le sue parole, un’azione giudiziaria che equiparava a un atto di censura nei suoi confronti. Un personaggio da zittire per scoraggiare tutti quelli che si opponevano alla TAV.

Lunedì forse la sentenza

Ora il dibattimento in aula è giunto alle fasi finali e lunedì ci saranno le requisitorie degli avvocati e forse la sentenza del giudice, ma lo scrittore non appare turbato dall’attesa: “Saprò quanta prigione per me desiderano ottenere dalla sentenza – si legge sempre nel post pubblicato ieri –. Sarà la parte più interessante, per i toni di voce e gli argomenti”.

E conclude augurandosi che le arringhe di tutti gli avvocati, anche di quelli che lo difendono, siano brevi, così da consentire al giudice di emettere la sentenza nella stessa giornata di lunedì. Altrimenti il processo avrà un’ulteriore coda nelle prossime settimane e lo scrittore dovrà attendere ancora per sapere se le sue parole, pronunciate in difesa delle azioni NO-TAV, costituiscono un reato o sono semplicemente la libera espressione di un pensiero.