Andrea Natali era un 26enne di Borgo d’Ale, un piccolo paese in provincia di Vercelli, ed era un ragazzo che aveva una vita semplice, fatta di un lavoro da operaio, della passione per le auto e delle solite uscite con gli amici.
Ma evidentemente queste uscite con gli “amici” non devono essere sempre state divertenti e normali, visto che, fino ad un anno fa, circolavano su Facebook (proprio in una pagina creata apposta) delle foto che ritraevano Andrea vittima di numerosi scherzi di cattivo gusto e crudeli (si dice che in una immagine il povero ragazzo fosse ritratto in un cassonetto).
Questi scherzi discutibili e il pubblico ludibrio devono aver condizionato pesantemente la vita di Andrea, tanto che, il 5 settembre scorso, il ragazzo si è impiccato nella sua camera.
I bulli erano stati anche denunciati
I genitori di Andrea ora piangono loro figlio e chiedono che sia fatta chiarezza su quanto accaduto, vogliono che sia fatta luce su una vicenda iniziata quattro anni fa, quando alcuni “amici” del ragazzo hanno cominciato a prenderlo di mira con vari scherzi pesanti che sono stati fotografati e poi postati sul web (in una pagina di Facebook, ora eliminata dalla polizia postale).
Gli scherzi e le angherie da bulli sono continuate nel tempo, tanto che Andrea si sentiva ormai preso di mira e umiliato e, nell’ultimo anno e mezzo, non usciva più di casa se non accompagnato.Circa un anno fa era stata sporta anche una denuncia, che però non aveva sortito nessun effetto e il disagio era rimasto.
La Procura di Vercelli ha aperto un’inchiesta
Ora, dopo il suicidio di Andrea, la Procura di Vercelli ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti che dovrà chiarire le ragioni e le dinamiche psicologiche che hanno generato questo gesto estremo, e si cercherà di capire fino a che punto le vessazioni subite dal ragazzo lo hanno portato ad uccidersi.
Intanto, le persone ritenute responsabili degli scherzi minimizzano e declinano ovviamente ogni responsabilità, dicendo che Andrea aveva dei problemi per altri motivi, che “doveva essere aiutato” e che “era un ragazzo chiuso”.