Nel mondo digitale la diffusione di notizie false sta purtroppo diventando un'abitudine diffusa, che non fa distinzioni di piattaforma o di contenuto. Si rischia, in questo modo, di rovinare un mondo che non è esente dalle critiche dell'utenza, ma che è sempre più oggetto di pareri strumentali che non fanno altro che screditare talune piattaforme. E in questo contesto non risulta esente dal fenomeno nemmeno un colosso come Amazon. Il mal costume delle false recensioni si diffonde a macchia d'olio e a quanto pare l'unica contromisura possibile è stata quella di ricorrere alle vie legali per tutelarsi e fare chiarezza.
La contromossa
Per arginare il fenomeno Amazon si è quindi rivolta a un tribunale di Seattle presentando una denuncia contro 1114 utenti che dietro un compenso corrisposto da parte di produttori e venditori, con l'intento di spingere l'acquisto dei loro beni e prodotti, avrebbero rilasciato false recensioni sulla piattaforma di acquisti online. Il campanello d'allarme sarebbe scattato specie in virtù di commenti fotocopia rilasciati nella fase successiva all'acquisto, quelli che dovrebbero invogliare la clientela a comprare quel determinato oggetto o a specificarne le caratteristiche tecniche. Questo ha fatto scattare alcuni approfondimenti che hanno poi portato alla luce come dietro a numerosi commenti vi fossero poi i medesimi indirizzi IP, di conseguenza gli stessi computer, tablet o smartphone.
Amazon non è nuova a iniziative del genere: già cinque mesi fa aveva denunciato un sito internet che offriva pacchetti di recensioni positive dietro il pagamento di importi che variavano dai 5 ai 20 dollari. Ovviamente Amazon ha pubblicizzato l'iniziativa legale con il cristallino intento di tenere pulito il web e garantire alla propria utenza un corollario di recensioni credibili che possano davvero indirizzare i frequentatori verso pareri sinceri.
Occorre però ricordare che un fenomeno di questo tipo può rilevarsi molto pericoloso per queste piattaforme di shopping online: alcuni mesi fa Tripadvisor si è vista comminare una multa di mezzo milione di euro dall'Antitrust per false recensioni, fortunatamente per loro, poi annullata dal TAR.