Le organizzazioni mafiose in provincia di Agrigento puntano sempre più all’internazionalizzazione e allo sfruttamento degli immigrati. Nella provincia di Caltanissetta i mandamenti mafiosi convivono con un’altra forma di criminalità organizzata, quella della “Stidda”, con ramificazioni anche nella parte occidentale della provincia di Ragusa. La criminalità in provincia di Enna risente dell’influenza dei clan delle province vicine ma sta tentando di rendersi autonoma. È il quadro emerso dal rapporto semestrale della direzione investigativa antimafia nell’entroterra e nella costa mediterranea della Sicilia.

In provincia di Agrigento Cosa Nostra vive un’avanzata fase di riorganizzazione e assestamento e prova a rilanciarsi anche in previsione di imminenti scarcerazioni di elementi di spicco della malavita locale.

I mandamenti della parte occidentale della provincia godono dell’appoggio delle cosche guidate dalla famiglia Messina Denaro, vista la vicinanza alla provincia di Trapani. Le emigrazioni nei decenni precedenti di alcune famiglie malavitose agrigentine in America latina, negli Stati Uniti, in Canada e nell’Europa centrale hanno permesso una internazionalizzazione delle attività criminali, in particolare del traffico di droga.

Non solo gli stupefacenti negli “affari” delle cosche agrigentine, ma anche le estorsioni, l’usura, ingerenze negli appalti pubblici e infiltrazioni nel tessuto economico locale, oltre all’accaparramento illecito di finanziamenti pubblici. Sette i mandamenti presenti in provincia di Agrigento, quelli di Santa Margherita Belice, Bivona e Burgio collegati alle cosche trapanesi, e poi ancora Cianciana, Giardina Gallotti, Campobello di Licata e Palma di Montechiaro.

Il nuovo business delle cosche agrigentine è quello dei migranti, col tempo diversi immigrati sono divenuti il braccio operativo delle cosche mafiose che si sono dedicate anche all’organizzazione degli sbarchi dai Paesi dell’Africa settentrionale. Business stroncato in parte dai numerosi arresti operati nei confronti di scafisti e dalle operazioni in mare di salvataggio delle forze dell’ordine.