Era conosciuto come l'avvocato filocurdo, ovvero l'avvocato che si era rifiutato di definire il PKK una formazione terroristica, affermando di comprendere "il seguito popolare" del partito dei lavoratori del Kurdistan. Era sceso in piazza, a Diyarbakir, nel sud-est del paese a maggioranza curda, per tenere una conferenza stampa. E' morto sotto il fuoco degli attentatori, insieme a duedei poliziotti che avevano tentato di metterlo al sicuro. Tahir Elçi, 49 anni, era il presidentedell'associazione degli avvocati di Diyarbakire si batteva in nome dei diritti umani.

Una voce autorevole, conosciuta e spesso invitata nelle trasmissioni televisive per esprimere un valido punto di vista.

La notizia della sua morte ha fatto scendere in strada diversi cittadini, per la maggior parte afferenti all'opposizione, che vedeva in Tahir Elçi un punto di riferimento per la difesa di diritti umani e della comunità curda.

L'ultima conferenza stampa

Ed era sempre per il rispetto che il presidente dell'associazione degli avvocati di Diyarbakir era sceso per le strade: per leggere un comunicato sui danni causati dagli scontri tra attivisti filocurdi e polizia contro diversi punti e luoghi "sacri" della città e in particolare del quartiere storico di Sur, dove ieri è avvenuto anche l'assalto contro l'avvocato.

A raccontarci quei terribili momenti i video dei reporter che erano arrivati sul luogo per registrare le dichiarazioni di Elçi, raggiunto dalle pallottole dei killer e morto in strada, in quella stessa strada in cui ieri, per l'ultima volta, aveva tentato di difendere un quartiere e la sua eredità.

Nonostante i video e nonostante le riprese di alcuni degli ultimi momenti di vita dell'avvocato filocurdo, non è ancora stato possibile ricostruire al meglio la dinamica dell'aggressione che ha portato alla morte di Tahir Elçi.

Si intravedono figure scure correre per la strada, nella direzione dell'avvocato. I poliziotti, che in un primo momento sparavano a sinistra, si rivolgono improvvisamente a destra. A quel punto, uno degli assalitori sarebbe riuscito a fuggire indenne dal luogo dell'omicidio mentre la telecamera riprendeva il corpo di Elçi a terra, inerme, ormai morto.

Il presidente Erdogan ha però già fornito la sua interpretazione dei fatti, facendo diretto riferimento alla giusta lotta contro terrorismo intrapresa dalla Turchia.

Il sostegno al PKK

"Alcune azioni (del PKK, ndr) sono di natura terroristica", aveva dichiarato il 14 ottobre ai microfoni della CNN turca, aggiungendo però di non condannare il PKK - ovvero il partito curdo dei lavoratori - proprio perché si tratta di "un movimento politico che ha importanti domande politiche e che gode di vasto supporto". Dichiarazioni che lo avevano messo subito nel mirino delle critiche e, nel giro di pochi giorni, lo avevano portato all'arresto e poi al rinvio a giudizio per propaganda a favore di un'organizzazione terroristica (come viene tutt'ora definito il PKK).

Elçi, uscito su cauzione, non si era mai rimangiato le parole pronunciate ai microfoni della CNN: anzi, aveva difeso fino alla fine le sue parole, ritenute vere e sicuramente non oggetto di reato. Imputato per delle parole, al pari dei due giornalisti del quotidiano Cumhuriyet, imprigionati per 'rivelazione di segreto di Stato'. Per Tahir Elçi erano stati chiesti ben 7 anni e mezzo di prigione.