Il venerabile adesso riposa in pace al cimitero della Misericordia di Pistoia, città in cui Licio Gelli nacque nel 1919. C’è chi giura che abbia fatto pace anche con Dio, di sicuro con se stesso, con un volto sereno e pronto a partire per l’Oriente eterno, che per un massone non significa solo lo stato della morte, bensì un passaggio dal contingente al trascendente in cui permane uno stretto contatto con i fratelli della loggia. Quei fratelli che, però, nel giorno del suo funerale, non si sono fatti vedere. Niente volti noti alla Chiesa della Misericordia di via Can Bianco, una tranquilla strada del centro che per un pomeriggio si è trasformata in un assedio di poliziotti, vigili urbani, una polizia privata e tanti giornalisti.

Curiosanti pochi, disordini e tensioni meno che mai: i pistoiesi hanno accolto con indifferenza l’arrivo della salma dell’ex capo della P2, morto martedì 15 dicembre a 96 anni, nella sua casadi Arezzo.

"Ho lasciato alle spalle odio e amore": la poesia di Licio Gelli

C’è chi neanche sa cosa stia succedendo, mentre un’anziana signora passa tra la folla ed esclama: “Ma anche da morto doveva venire a importunare i pistoiesi?”. Ma le esequie hanno da consumarsi e, dopo l’arrivo del carro funebre da Arezzo, familiari e conoscenti del noto faccendiere si presentano. Saranno poco più di cento a riempire la chiesa per la cerimonia, vietata a scatti e riprese. L’omelia è pacata: a presiederla è don Pierluigi Biagioni, che non fa cenno alle controverse vicende che in vita hanno interessato Licio Gelli, per il quale invoca misericordia e perdono.

La funzione religiosa si chiude con la lettura di una poesia scritta dallo stesso Gelli, che dice: “Quali frutti può dare il seme che ho lasciato alle spalle. Ho lasciato alle spalle odio e amore e auspico che i semi che ho gettato diano frutti con il ricordo di me”.

Parenti, politici e giornalisti: quale eredità lascia?

Ci sono la figlia Maria Rosa, i nipoti di Gelli e la sua seconda moglie Gabriela.

C’è la giornalista Lucia Leonessi, autrice della biografia del venerabile intitola “Il potere invisibile. La verità di Licio Gelli”, la quale parla di “una morte improvvisa, ma lui era ormai consumato dalla vita, per quanto non stanco perché aveva sempre il volto sereno”. Tra i politici, si fa notare Gianmario Ferramonti, ex leghista e partecipe della fondazione di Alleanza Nazionale e Forza Italia, prima di essere stato travolto (nel 1996) dallo scandalo Phoney Money, per il quale venne arrestato e poi scagionato nel 2005.

Rientrato in politica nell’area del centro-destra, di lui si è parlato anche come possibile candidato a Sindaco di Milano per le prossime amministrative. Afferma di aver conosciuto bene sia Gelli che Berlusconi e del primo parla così: “E’ un personaggio che inciderà d’ora in poi sulla storia italiana molto di più di quanto abbia già fatto prima. Perché? Magari avrà lasciato qualche documento che prima di morire non voleva che fosse diffuso e invece dopo sarà reso noto. Magari vi si nascondono i veri retroscena della storia, anche della fuoriuscita di Berlusconi: è vero che se n’è andato lui o è stato cacciato? Sarebbe interessante saperlo. Ad ogni modo, Licio lascia un’eredità importantissima: non sappiamo chi la raccoglierà, ma chiunque sia sarà una persona all’altezza”.

Sì, ma intanto dove sono i potenti che lo hanno accompagnato in vita e disertano per l’ultimo saluto? “Il “voltagabbanismo” – diceFerramonti - è lo sport nazionale, è successo anche per il fascismo. Mi gli assenti si pentiranno di non essere venuti”. Cosa ci ha lasciato Gelli? “Un piano di rinascita nazionale che Renzi sta cercando di portare avanti, cosa che non è riuscito a fare Berlusconi. Penso che Renzi sia “Berlusconi 2 la vendetta”, anche se Gelli lo chiamava “bamboccione” e non ne era molto soddisfatto; ma la sua grande delusione è stata Berlusconi, che in dieci anni al potere ha pensato solo ai suoi interessi”.