Al funerale di Licio Gelli non è voluta mancare Lucia Leonessi, giornalista e autrice del libro uscito nel 2008 e intitolato “Il potere invisibile. La verità di Licio Gelli”. E’ una biografia che cerca di raccontare il personaggio Gelli e le vicende italiane all'interno delle quali ha avuto un ruolo da protagonista. “Questo libro – sostiene l’autrice – è la somma di 25 anni passati insieme; gli ero vicina come giornalista e siamo sempre rimasti legati perché era una persona che stimava chi sapeva tenere non i segreti, ma le verità. Io sapevo le sue verità, che magari per qualcun altro sono bugie, ma io credevo a lui e dunque conservo le sue verità”.
Di cosa si tratti magari lo scopriremo col tempo, anche perché la stessa Leonessi si dice intenzionata a portare avanti il pensiero dell’ex capo della P2, definendolo “un personaggio di cui forse l’Italia non ha potuto fare a meno”. E aggiunge: “Il suo piano di rinascita è semplicemente un atto di buona volontà di un uomo nel pieno degli anni che vuole immaginare un futuro per il paese; non c’è nessun piano sovversivo”.
Gerarchia e meritocrazia nel suo messaggio
Quale eredità lascia Licio Gelli all’’Italia? “Secondo me – risponde la Leonessi - lascia un messaggio di meritocrazia e di gerarchia. La meritocrazia andrebbe oggi ritirata fuori, mentre la gerarchia viene poco capita dalle nuove generazioni: lui la intendeva non in senso fascista, ma nel senso di rispettare un ordine delle cose.
Era un uomo che pur avendo studiato relativamente, poiché a 17 anni fu bandito da tutte le scuole del Regno dopo aver dato uno schiaffo al professore, aveva una grande cultura: era riuscito ad imparare cinque lingue e parlava latino correntemente”.