RAGUSA- Pochi giorni fa a Ragusa un gruppo di cani randagi ha cercato di aggredire una persona che, fortunatamente, è riuscita a difendersi. Il fatto è accaduto in Via G. Cultrone, un uomo stava portando a passeggio il proprio cane quando è stato assalito da un gruppo di animali randagi; Dopo i primi attimi di paura l’uomo è riuscito a fuggire chiamando poi in soccorso le forze dell’ordine che sono intervenute per disperdere gli animali. Questo episodio riporta in auge un problema più volte segnalato nelle periferie ragusane dove si fa sempre più evidente la presenza di cani randagi che, spinti dalla fame, non esitano ad aggredire le persone.
La denuncia arriva dal presidente del Lab. 2.0, Claudio Castilletti, che critica in maniera feroce l’amministrazione pentastellata guidata dal sindaco Federico Piccitto, rea di non riuscire a far fronte ad un problema che rischia di degenerare. Castilletti afferma che nell’ultimo periodo sono aumentate le segnalazioni di cittadini ai Vigili Urbani del comune di Ragusa sulla costante presenza di animali randagi, ma nessuno fa niente per cercare di arginare un problema che rappresenta un vero pericolo per l’incolumità delle persone. Castilletti esorta il primo cittadino ragusano a prendere subito provvedimenti in merito prima che si debba poi agire in emergenza.
Il ricordo del piccolo Brafa deve servire a non abbassare la guardia
In Provincia di Ragusa è ancora vivo il ricordo di un avvenimento che ha scosso l’intera comunità: la morte del piccolo Giuseppe Brafa, il bambino sbranato da un gruppo di cani killer nel marzo del 2009 a Sampieri, nello sciclitano. Per quell’atroce vicenda sono stati condannati l’ex sindaco di Scicli, Giovanni Venticinque, e Virgilio Giglio, l’uomo ritenuto responsabile di essere proprietario dei cani che hanno ucciso il piccolo Giuseppe e ferito gravemente una turista tedesca che stava facendo jogging sulla spiaggia della frazione balneare.
Questo è il motivo principale che tiene alta la guardia sul fenomeno del randagismo, ai tragici fatti di Sampieri seguì una radicale bonifica del territorio con una task force che ha visto coinvolti diversi enti, ma la preoccupazione è che a distanza di anni si possa di nuovo sottovalutare un fenomeno così pericoloso.