PieroMacchi, 87 anni, titolare della Enoplastic, da lui fondata nel 1957 e azienda leader nel settore delle chiusure di garanzia – tappi ed etichette – per l'industria enologica, ha deciso di fare questo dono a tutti i suoi 280 operai, quando si è reso conto che non avrebbe avuto alcuna possibilità di guarigione dal brutto male che lo aveva colpito da un anno. Lui ora non c’è più, ma la sua famiglia ha rispettato le sue volontà testamentarie facendo in modo che quel denaro, che complessivamente ammonta ad un milione e mezzo di euro, fosse 'recapitato' prima del 25 dicembre conla signora Carla, la vedova Macchi, che ha inviato ai destinatari anche una lettera di ringraziamento per aver contribuito a far diventare 'grande' la Enoplastic.

Attualmente la dittaproduce oltre 2,5 miliardi di prodotti all’anno, esporta in ben 86 Paesi ed ha sedi in Spagna, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti.

Il gesto e il personaggio che l’ha compiuto

Giovanna, la figlia dell’imprenditore, ha spiegato che il padre “ha agito, come sempre, nella piena autonomia delle proprie decisioni” e avvalendosi della collaborazione di un notaio di fiducia e di un consulente del lavoro, ha disposto il lascito per coloro che avevano lavorato per lui per tanti anni. Per quanti sono in aziendada meno tempo, la cifra - premio è stata di duemila euro, per gli altri anche di diecimila.

Inoltre, il signor Macchi ha lasciato qualcosa in più a qualche dipendente con maggiori difficoltà, forse cambiandogli la vita: in fondo era ciò che ilmanager sperava con quel dono.Al ritorno dalleferie natalizie, molti operai hanno voluto ringraziare, commossi, la famiglia dello scomparso datore di lavoro,il qualeoltretutto aveva voluto che il suo gesto di generosità non trapelasse.

Ma ora che si è venuto a sapere, Giovanna ha rivelato che il padre, in vita sua, aveva fatto “tanta beneficenza” – ad enti, ospedali ed associazioni – e tutto sempre nella massima riservatezza. Ad esempio, durante la malattia, venne trasportato in ospedale a Varese in ambulanza e, accorgendosi chequest'ultima non era un buono stato, promise al personale che, se fosse riuscitoa sopravvivere anche quella volta, avrebbe acquistato per loro un altro mezzo di trasporto: così fu. Era uno degli ultimi tentativi di salvargli la vita.