Dal 'Pertini', l'ospedale in cui è stato ricoverato Marco Prato dopo il tentato suicidio, è emerso che il ragazzo aveva interrotto qualche giorno prima dell'omicidiol'assunzione dei farmaci che gli erano stati prescritti per curare i suoi disturbi bipolari. Gli inquirenti si domandano se questa potrebbe essere davvero la causa che ha scatenato la sua crisi emotiva, portandolo insieme all'amico Manuel Foffoal folle omicidio nei confronti di Luca Varani. Le rivelazioni che stanno facendo i due ragazzi sulla dinamica dei fatti compiuti e delle torture inflitte all'ospite invitato al festino confermano le atroci verità che vengono portate dagli esami autoptici sul cadavere di Luca Varani.

Il ragazzo, invitato al droga party da Marco Prato in casa di Manuel Foffo, ha subito per ore la mattanza dei due 'amici', che dopo averlo massacrato con pugnalate e con il martello nel tentativo di ucciderlo, gli hanno conficcato nel polmone sinistro l'ultima coltellata mancandogli il cuore di pochi millimetri.

Rivelazioni di un testimone

Nel viaggio che ha portato Luca Varani al suo ultimo festino, 'invitato per morire', un testimone ha rivelato di averlo incontrato in treno con una ragazza e di averlo sentito parlare di denaro; infatti una ragazza, saputo dell'omicidio del giovane ragazzo, si è presentata di sua spontanea volontà al comando dei carabinieri per raccontare il viaggio fatto la mattina di venerdì 4 marzo con Luca e confermare che spesso lo incontrava sulla tratta regionale Viterbo-Roma Ostiense.

Durante il viaggio potrebbe essere stata messa al corrente del messaggio di Marco Prato che lo contatta alle 7:12 del mattino e che lo invita nell'appartamento del Collatino in via Igino Giordani.'La Procura comunica ai Media che non è chiaro se la ragazza 25enne sia la stessa che stanno cercando'.

Confessioni consapevoli della violenza

Nell'appartamento di Manuel Foffo sarebbero transitate altre persone prima dell'efferato delitto e solo il caso ha voluto non fossero vittime di una scelta mirata o casuale. Uno di questi è un amico di Marco Prato di nome Giacomo, a cuì avrebbe versato un blando sonnifero (EN) nel suo bicchiere, uno spacciatore e un militare 34enne di nome Alex che riferisce dell'invito al party a base di droga e che rifiutando è andato via mentre sentivaMarco Prato dire all'amico, "tanto con lui non dobbiamo fare niente".

Questo potrebbe presupporre la capacità dei due assassini in quel momento di capire su chi scaricare tutta la violenza succedutasi più avanti; violenza, come affermerebbe il gip della Procura romana Riccardo Amoroso, "che aveva lo scopo di appagare il crudele desiderio di malvagità" e le "personalità disturbate e prive di sentimenti di pietà" dei due assassini. Una barbarie accentuata dal fastidio che arrecava il ragazzo 'perchè non riusciva a morire'; così ha confessato Marco Prato al gip. Manuel Foffo, per 'alleviarne le sofferenze', tentò di strangolarlo con un cavo elettrico, ma la resistenza di Luca lo fece cadere a terra scatenandone l'ira e portandolo a infierire sul ragazzo ormai stremato, con cinque martellate in aggiunta alle molteplici coltellate che lo hanno condotto alla morte.

Manuel Foffo ha confessato al gip che l'efferato omicidio è dovuto al grande risentimento di odio che ha per il padre, causato da situazioni scatenatesi durante l'infanzia. Attualmente gli inquirenti sono alla ricerca di foto e filmati nei cellulari dei ragazzi, ora detenuti al Regina Coeli, che potrebbero rivelare nuove scene del crimine.