L'Isis agirebbe allo stesso modo delle mafie italiane ed i suoi metodi non sarebbero diversi da quelli di Cosa Nostra, della camorra o della 'ndrangheta. Il parere in proposito è illustre, è quello di Franco Roberti, procuratore della Direzione nazionale antimafia. Islamisti e mafiosi avrebbero dunque lo stesso modus operandi ed hanno in comune gli stessi interessi. Potrebbero, in qualche caso, aver fatto anche affari insieme.

Un perfetto connubio tra terrorismo e criminalità

L'Isis oggi rappresenta un inquietante mix di terrorismo e criminalità organizzata.

Lo Stato Islamico non è soltantoquello degli attentati kamikaze come accaduto in Europa e Medio Oriente o che combatte sul campo con un vero e proprio esercito di miliziani addestrati come nel caso della Siria o dell'Iraq. Lo Stato Islamico, secondo Franco Roberti, sfrutta i territori sotto il proprio controllo anche per attività illecite come il traffico di stupefacenti, il contrabbando di risorse petrolifere e di reperti archeologici o i sequestri di persona. Tutte attività con le quali riesce ad autofinanziarisi. Un esempio eclatante in tal senso riguarda il Nord Africa. Il terrorista algerino Mokthar Belmokhtar, fondatore di Al Qaeda nel maghreb islamico ed ora leader di un gruppo che sarebbe vicino all'Isis (al-Murabitun, responsabile degli attentati in Mali e Burkina Faso), avrebbe sfruttato le attività legate al fondamentalismo islamico per proseguire i suoi traffici di droga, sigarette ed armi nell'Africa Subsahariana.

Il fascino della jihad sui giovani detenuti

Così come le mafie italiane reclutano giovani leve nei quartieri disagiati e nelle carceri, allo stesso modo sono tanti i giovani di religione islamica che potrebbero subire il "fascino" della jihad. Negli istituti minorili di pena italiani allo stato attuale ci sarebbero circa 500 ragazzi di religione musulmana.

"Costoro sono ad altissimo rischio di radicalizzazione - dice Franco Roberti - e se non si prendono provvedimenti, si potrebbero correre gli stessi pericoli della Francia e del Belgio dove i quartieri disagiti sono terreno fertile per i fondamentalisti".

Il traffico di esseri umani ed il pericolo di infiltrazioni

Il procuratore nazionale antimafia sostiene inoltre che lo Stato Islamico potrebbe recitare una parte importante nell'attuale traffico di esseri umani dalle coste nordafricane.

I dati relativi al periodo che intercorre tra gennaio dello scorso anno e lo scorso mese di marzo, indicano in 530 il numero degli scafisti arrestati e 45 quello dei trafficanti. "La maggior parte degli immigrati clandestini arriva dalla Libia, sono traffici quasi sicuramente controllati dall'Isis. Sono pochi i terroristi entrati in Europa in questo modo ma in tanti sono a rischio di radicalizzazione. Un fenomeno che va prevenuto - sottolinea Franco Roberti - garantendo loro fondamentali diritti. Tra questi l'abolizione del reato di immigrazione clandestina ed una riduzione dei tempi di attesa per l'accoglimento delle domande di asilo politico. Un'altra piaga da combattere riguarda lo sfruttamento dei lavoratori stranieri".