La Rai starà anche attraversando una fase di transizione mala tanto discussa intervista a Salvo Riina non ha fatto altro che peggiorare la già precaria situazione degli attuali vertici della TV di Stato. A conti fatti è trascorso poco più di un mese dall'attacco frontale di Michele Anzaldi, componente della commissione di Vigilanza, nei confronti del direttore generale Antonio Campo Dall'Orto e del presidente Monica Maggioni, definiti dall'esponente del PD "altezzosi ed arroganti". Quanto accaduto di recente a "Porta a Porta" può essere l’ultima goccia.

Polemiche senza fine

Da Trieste a Trapani, il coro di proteste che si è levato dopo le dichiarazioni del figlio del capo dei capi nell'intervista condotta da Bruno Vespa è stato unanime. La gente ha riempito i social, scrivendo frasi come "vergogna", "e io pago", "soldi dei contribuenti per fare pubblicità ai mafiosi"… riportiamo soltanto le più moderate. Riina jr. ha davvero parlato come un figlio che ama il padre ma questo padre è, nel contempo, uno dei più feroci criminali della Storia d'Italia, autore di una stagione di sangue impossibile da cancellare. Salvo Riina ha parlato da mafioso, quando dice di "rispettare lo Stato ma non condividerne le sentenze", quando si è scagliato contro i collaboratori di giustizia.

Questo è un dato di fatto.

Vespa si difende e contrattacca

Nei giorni successivi alla bufera, Bruno Vespa ha cercato di difendere il suo operato. "Se Adolf Hitler risalisse per un giorno dall'inferno dovrei rifiutargli un'intervista?", ha scritto in una lettera inviata al Corriere della Sera ed ha anche fatto riferimento alle interviste del passato a personaggi come Saddam Hussein e Gheddafi o all'attuale leader siriano Bashar al-Assad.

Dando per scontato che Hitler non torni dal suo girone infernale, il riferimento è a dittatori intervistati nei loro ruoli di capi di Stato, prima che arrivasse la condanna per i loro misfatti. Nel caso specifico di Assad, resta il presidente di uno Stato privo di democrazia ma nessun tribunale lo ha ancora condannato per i suoi presunti crimini.

Vespa parla di "parametri per la professione di giornalista" ma per quanto possa essere stimolante per un giornalista intervistare l'esponente di una famiglia mafiosa, riteniamo sia quantomeno discutibile permettere al figlio del capo dei capi di pubblicizzare un libro (tale è il risultato della trasmissione) in cui parla della figura di un padre amorevole che gli ha insegnato importanti valori, lo stesso padre che è stato mandante di centinaia di omicidi. Tutto ciò viene fatto attraverso il primo canale della Rai e senza la minima ombra di dubbio o rimprovero. Totò Riina è stato condannato da uno Stato e dalla Storia, restano i monumenti alle vittime di mafia, restano le vedove e gli orfani di quelle vittime, alcune delle quali svolgevano la professione di Bruno Vespa, la nostra professione, e sono morti in nome del diritto di cronaca e della verità.

Più controllo dei contenuti in Rai?

Tra i fiumi di parole di Bruno Vespa anche una domanda, riguarda il futuro dell’informazione sulla Rai, “chi si può intervistare nella Rai di oggi?”. Dopo l’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha promesso da settembre una supervisione sui contenuti giornalistici della TV statale. Immediata la risposta dei vertici della Federazione Italiana della stampa, secondo i quali tale provvedimento è “in contrasto con la legge ed il contratto collettivo nazionale”. Noi preferiamo ricordare Mario Francese, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Ilaria Alpi e tanti altri colleghi. In realtà basterebbe adottare soltanto un parametro, l’unico vero parametro della professione che distingue l’informazione da un malsana "vetrina”. I cronisti che abbiamo citato quel parametro lo conoscevano bene ma, purtroppo, non sono più con noi a poterlo condividere ed a mostrare la differenza tra un giornalista ed uno showman.