Entra nel vivo il processo penale a carico del carpentiere di Mapello, Massimo Bossetti, accusato di avere provocato la morte della 13enne Yara Gambirasio di Brembate l'ormai lontano 26 novembre 2010 quando Yara Gambirasio sparì nel nulla dopo essere uscita dal complesso sportivo dove era solita allenarsi, essendo un'appassionata di ginnastica. La giovanissima, secondo i rilievi autoptici, morì di ipotermia, cioè di freddo, fiaccata in modo fatale dalle ferite da arma da taglio che le erano state inflitte da qualcuno che si era accanito su di lei.
Massimo Giuseppe Bossetti fu arrestato con un'azione spettacolare, mentre era al lavoro in un cantiere, ma inizialmente si era sospettato di un operaio extracomunitario. Quest'ultimo uscì presto dall'inchiesta: era rimasto coinvolto per un banale errore di traduzione. Tradotto in carcere, Bossetti, accolto con malanimo dagli altri detenuti, incontrò problemi da lui descritti sotto forma di forte disagio in una lettera pubblicata dal quotidiano "Il Giorno" di Milano.
L'arresto
A Bossetti si arrivò grazie all'esame genetico di materiali biologici rinvenuti sul corpo della ragazzina. La difesa ha però sempre contestato tali risultati. Yara Gambirasio fu abbandonata nel campo di Chignolo. La novità che abbiamo da darvi al 2 aprile 2016 è che uno dei figli di Bossetti deporrà in aula il 15 aprile 2016.
Sarà interessante ascoltare cosa avrà da dire di suo padre. La moglie di Bossetti si chiama Marita Comi ed ha sempre difeso il coniuge ritenendolo incapace di commettere un atto del genere nei confronti di una ragazzina. Va aggiunto che la lista testi della difesa è stata significativamente "sfoltita". Sarà inoltre ascoltata una fisioterapista che avrebbe affermato di essere stata corteggiata con insistenza da Bossetti.
Anche questa testimonianza potrebbe risultare utile a capire qualcosa di più della personalità dell'imputato. Se siete interessati a restare costantemente informati su questa vicenda potete cliccare sul pulsante "segui" in alto, vicino al mio nome.