Kim Jong-un ha aperto in questi giorni il Congresso del Partito dei Lavoratori, il primo da quasi quattro decadi, davanti a più di 3000 delegati. Anche questa volta le uniche immagini possibili sono quelle fornite dalla tv di Stato (con 10 e più ore di differita dall’evento), infatti, come prevedibile, i 100 giornalisti stranieri accreditati son stati tenuti a debita distanza dalla “Casa della Cultura”.
E' la solita retorica di Pyongyang?
Afferma Kim: “Quest’anno grazie ai nostri militari e alla nostra gente abbiamo ottenuto un grande successo nel primo test della bomba a idrogeno e nel lancio del satellite per l’osservazione terrestre, il Kwangmyongsong-4”.
Nei settant’anni di storia del Partito dei Lavoratori questa è solo la settima volta che si riunisce il Congresso (nei 17 anni di dittatura di Kim Jong-il, padre di Kim Jong-un, non se ne tenne neanche uno) ma sembra che Kim Jong-un cerchi di seguire, riuscendoci, le orme del nonno. Interrotto spesso da scroscianti applausi dei delegati, Kim sottolinea la forza del Paese e dei suoi cittadini, ribadisce che il più grande nemico restano gli Stati Uniti e dichiara con forza che gli anni a venire saranno anni di crescita per la Corea del Nord, crescita economica e militare.
E' certamente la solita retorica di Kim, resta però il fatto che nel 2013 fece giustiziare suo zio per "tradimento" e che quindi la sua imprevedibilità non può certo lasciare tranquilla la comunità internazionale.
La Corea resta e i suoi campi di lavoro
La Corea del Nord resta un arretrato e poverissimo. Le notizie che riescono a filtrare (e quel poco che riescono a vedere i giornalisti) ci danno un'immagine legata indissolubilmente al Partito, un po' per paura e un po' perché la retorica riesce a dare i suoi frutti. La comunità internazionale sembra però trascurare (ad eccezione di Amnesty International e altre associazioni) il problema dei campi di lavoro, concentrati per la maggior parte nei territori del nord, campi nei quali si lavora anche per 14 ore di seguito e nei quali si combatte quotidianamente per la sopravvivenza (cibandosi di mangime per animali, topi e qualsiasi cosa possa placare i morsi della fame).