John Brennan, direttore della CIA, ha concesso ieri una lunga intervista all'emittente araba Al Arabiya, nel corso della quale ha rilasciato importanti dichiarazioni circa i progressi raggiunti nell'ambito delle investigazioni sugli attentati dell'11 settembre 2001.

Dato per assodato che il gruppo terrorista Al Qaeda abbia portato a termine il lavoro sporco, dirottando due aerei di linea statunitensi per poi farli schiantare contro le famose Twin Towers di Manhattan, sin dal principio qualcuno aveva ipotizzato la possibilità di una collusione dell'Arabia Saudita in quella triste vicenda, accusandola di aver finanziato l'intera operazione e l'addestramento dei terroristi suicidi.

Il presunto coinvolgimento delle istituzioni saudite è stato indagato dal Comitato congressuale degli Stati Uniti sull'11 settembre, che ha stilato ben 28 pagine, mai rese pubbliche, in cui si vociferava ci fossero tutti gli elementi per puntare l'indice contro le alte cariche saudite.

Però Brennan ha smentito la fondatezza delle teorie espresse in questo rapporto tutt'ora segreto. Quando infatti gli sono state chieste maggiori informazioni al riguardo, il capo dell'Intelligence statunitense ha detto: "Queste cosiddette 28 pagine facevano parte di un'inchiesta che poi è stata pubblicata nel 2002. Parliamo di appena un anno dopo quegli attentati e, dato che si trattava di un'investigazione preliminare, ovviamente il comitato cercò di mettere insieme tutti i pezzi del quadro, indagando anche sulla collusione dell'Arabia Saudita.

Ma alla fine si giunse alla conclusione che mancassero le prove per affermare qualcosa del genere. Individualmente, alcuni ufficiali sauditi hanno appoggiato il terrorismo, non l'Arabia Saudita".

Perché si è sospettato dell'Arabia Saudita

Tutti abbiamo sentito, almeno una volta nelle nostre vite, il nome Osama Bin Laden. Il fondatore di Al Qaeda e il precursore dei leader terroristici che oggi il mondo si trova costretto ad affrontare con la forza militare.

Per chi l'avesse dimenticato, Bin Laden era nato e cresciuto in Arabia Saudita e suopadre era un noto miliardario di etnia Kindita Yemenita.

Sebbene fu esiliato dal paese nel 1992 a causa delle sue attività, si continuò a pensare che avesse mantenuto rapporti importanti con funzionari, petrolieri ed alte figure dell'Arabia Saudita.

Nel panico che seguì gli attentati dell'11 settembre, la connessione fra Bin Laden e il paese con le maggiori riserve petrolifere del mondo fu quindi dettata, anche nella mente dell'uomo comune, dalla ricerca di razionalizzare la vicenda, individuando una causa e un colpevole nel minor lasso di tempo possibile e secondo logiche (presunte) concatenazioni dei fatti.

Ma non è tutto: stando alle informazioni contenute nelle 28 pagine citate da Brennan, uno degli attentatori delle Twin Towers avrebbe telefonato agli ambasciatori sauditi di sede a Washington proprio qualche giorno prima che si realizzasse l'attentato che causò circa 3 mila morti. Una telefonata che, ovviamente, lascia poco spazio a fantasie o dubbi.

Anche se su questo punto il direttore della CIA ha ammesso senza problemi la collusione di alcuni membri del governo saudita. Inutile aggiungere che quindici dei diciannove dirottatori dell'11 settembre erano sauditi.

L'Arabia Saudita: un alleato necessario

L'Arabia Saudita è il più grande paese per superficie dell'Asia occidentale. Questo paese arabo basa tutto, oltre il 70% delle sue entrate, sull'esportazione e lo sfruttamento del petrolio. Già solo questo fatto basta a renderlo un paese i cui rapporti con l'Occidente sono vitali per l'economia mondiale.

Va ricordato anche che si tratta di uno dei pochissimi alleati storici USA nella regione, in aggiunta ad Israele. Inevitabile che, dopo l'ascesa dell'ISIS, il governo a stelle e strisce abbia quantomeno tentato di legarsi ancora di più all'Arabia Saudita. Forse il motivo per cui la CIA ha rilasciato le dichiarazioni di cui sopra soltanto oggi va inquadrato anche in quest'ottica.