È durata quanto una canzonela sparatoria di ieri a Orlando, in Florida, che ha lasciato un bilancio di 50 morti e 53 feriti. La strage sulla quale c’è il sospetto del terrorismo islamico è avvenuta nel locale “Pulse”, famoso per essere un ritrovo della comunità gay in Orlando.

L’attacco al locale gay “Pulse”

L’emittente americana Cnn pubblicò nella pagina web le testimonianze dei sopravvissuti. Christopher Hansen, che era all’interno del locale durante la sparatoria, ha detto che ascoltò “gli spari uno dietro l’altro. Potrebbe avere sparato durante tutta una canzone”.

Pochi minuti dopo, la pagina Facebook del locale pubblicò il post: “Uscite tutti dal locale e correte”. Un altro testimone, Ricardo Negron Almodovar, scrisse su Facebook che “non si sentiva come una pistola normale”. Un impiegato della catena Dunkin Donuts, che era a pochi passi del “Pulse”, alla Cnn ha detto: “non avevo sentito prima uno sparo, ma quando ho visto tutta la gente che correva, piangendo e urlando, ho corso anche io”. È stato lui uno dei primi a chiamare al servizio di emergenze 911.

Sul posto si sono presentate circa 70 pattuglie della polizia e agenti della Swat, il gruppo di élite della forze di sicurezza degli Stati Uniti.

L’attentatore di origini afghane

Le autorità non scartano l'ipotesi che dietro l’attacco ci sia l’ombra dello Stato Islamico (Isis).

L’uomo che ha compiuto la strage aveva un fucile e una pistola ed è stato abbattuto dalla polizia. Si chiamava Omar Saddiqui Mateen. Aveva 29 anni ed era residente a Port St. Lucie, Florida. Mateen era cittadino americano, ma di origini afghane. Non era nella lista dei terroristi ricercati però potrebbe avere avuto contatti recenti con alcune reti di estremisti islamici.

“Questo non ha nessuna relazione con la religione, ma sì con l’omofobia”, ha dichiarato alla catena di tv Nbc Mir Seddique, padre di Mateen. Comunque, le indagini sono in corso.

L’uso di armi negli Stati Uniti

La tragedia al “Pulse” è stata preceduta dall’omicidio di Christina Grimmie,la famosa cantante scoperta dal programma The Voice, sempre a Orlando.

La ragazza di 22 anni firmava autografi dopo un concertoo quando un fan sparò contro di lei, provocando la sua morte. L’uomo si è tolto la vita. Questi due episodi drammatici hanno riacceso il dibattito sulla legge che autorizza le armi negli Stati Uniti. Ma quante armi ci sono tra i cittadini americani? Il Congresso non ha mai autorizzato la creazione di un data base per contarle, così come non esistono statistiche ufficiali sulle morti provocate per armi di uso corrente. Nel 1996, il congressista repubblicano dell’Arkansas, Jay Dickey, introdusse un emendamento a una legge di bilancio che vietava al Centro per il controllo delle malattie (Cdc) di proseguire una ricerca sulle armi come rischio potenziale contro la salute negli Stati Uniti.

Alcuni gruppi conservatori favorevoli al porto di armi sostengono che all’anno ci sono circa 32mila morti negli Usa, di cui 20mila sono suicidi; altri 600 sono “incidenti” e 11mila omicidi. Più della metà delle armi di fuoco negli Stati Uniti sono in mano a civili. All’anno vengono vendute circa 17 milioni di armi, cioè più di 44mila al giorno, secondo un report del Dipartimento di Stato. Ci sono alcuni analisti che vogliono ricordare che la tendenza è in declino: negli anni ‘80 il 50% della popolazione aveva una pistola o un fucile in casa; oggi ce l’ha il 32%.