Sulla questione siriana è stato detto di tutto. L'unica certezza è che il Paese mediorientale resta una polveriera al centro di uno scacchiere che vede contrapposte numerose nazioni anche se i due giocatori principali, come ai tempi della guerra fredda, restano Stati Uniti e Russia. C'è un interesse comune, quello di farla finita con l'Isis. Qualunque siano le cause che hanno portato alla nascita del sedicente califfato, la necessità di spazzarlo dal citato scacchiere trova tutti d'accordo. Proprio per questo diversi Paesi occidentali alleati degli Stati Uniti sarebbero disposti a dialogare con Bashar al-Assad, il cui esercito combatte quotidianamente lo Stato Islamico.
Tra questi ci sarebbe anche l'Italia, nonostante il ministro degli esteri Paolo Gentiloni abbia ribadito a chiare lettere - anche nel corso di un recente incontro che si è svolto alla Farnesina con l'inviato ONU per la crisi in Siria, Staffan De Mistura, e con il coordinatore dell'Alto comitato per i negoziati di pace, Riad Hijab - che nella visione futura della Siria (prospettata dagli Stati Uniti e contrastata dalla Russia) non c'è posto per l'attuale governo di Damasco.
Il direttore dell'Aise in vista a Damasco
Apprendiamo con stupore, ma non troppo, quanto diffuso dalla stampa degli Emirati Arabi. Il quotidiano "Gulf News" ha infatti riportato una notizia che in Italia non era trapelata per ovvie ragioni.
Il direttore dell'Aise (il servizio segreto italiano per le informazioni e la sicurezza), Alberto Manenti, sarebbe stato infatti in vista a Damasco ed avrebbe incontrato sia i rappresentanti delle intelligence siriane che il presidente Assad. Non accadeva dal 2011 che un funzionario di un Paese dell'Unione si recasse in visita nella capitale siriana.
Scopo della missione sarebbe quello un piano di cooperazione antiterrorismo. I servizi segreti di Assad sarebbero infatti in possesso di preziosi documenti circa l'identità di numerosi foreign fighters europei che combattono nelle milizie dell'Isis. Alcuni sarebbero stati catturati nelle recenti campagne militari vittoriose condotte dall'esercito regolare siriano ma tanti altri sarebbero ancora in prima linea nei diversi focolai di battaglia accesi tra Deir Al Zor e Raqqa.
Nel corso dei colloqui con le autorità di Damasco, sempre secondo "Gulf News", Manenti avrebbe esposto l'intenzione di un cambio di rotta del governo italiano nelle attuali relazioni diplomatiche con la Siria, a patto che il rais avvii davvero un processo politico che porti ad una svolta democratica nel Paese. Tale percorso riformista non prevede necessariamente un cambio dell'attuale governo di Damasco.
Il regime chiede la normalizzazione dei rapporti diplomatici
Da parte dell'intelligence siriana ci sarebbe pertanto l'intenzione di collaborare nella comune lotta al terrorismo jihadista ma è chiaro che la normalizzazione dei rapporti tra i governi europei e Damasco verrebbe considerata una condizione imprescindibile.
C'è di più: la visita di Manenti in Siria sarebbe stata preceduta dalla missione romana di Deeb Zeitoun, capo della sicurezza del regime di Bashar al-Assad. Secondo la stampa degli Emirati Arabi, costui sarebbe stato ospitato in una villa messa a disposizione dai servizi segreti italiani. Il governo italiano non ha confermato quelle che al momento, almeno in Italia, sono soltanto indiscrezioni giornalistiche. Difficile che arrivi una conferma ufficiale soprattutto nel secondo caso visto che il nome di Zeitoun rientra in una "lista nera" di funzionari siriani che non potrebbero recarsi nei Paesi dell'Unione. Ci chiediamo a questo punto quale sia la reale posizione dell'Italia e dell'Unione Europea nella crisi siriana. Inevitabile definirla "ambigua", termine peraltro usato dallo stesso Assadin una recente intervista rilasciata ad una emittente australiana.