La posizione ufficiale dell'Italia nei riguardi dell'attuale regime siriano è sempre stata ferma. Il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, ha incontrato alla Farnesina l'inviato delle Nazioni Unite per crisi in Siria, Staffan De Mistura, ed il coordinatore dell'Alto comitato per i negoziati di pace, Riad Hijab, che rappresenta l'opposizione al regime di Assad al tavolo di Ginevra. Tra le diverse argomentazioni trattate dal rappresentante del Governo Renzi, oltre al consolidamento del cessate il fuoco stabilito due mesi fa e gli aiuti umanitari per la popolazione civile, c'è stata ovviamente la futura leadership del Paese nella quale, ha sottolineato Gentiloni "non ci sarà il presidente Bashar al-Assad. L'unica strada per la prosecuzione dei negoziati è l'uscita di scena dell'attuale leader".

Alla luce delle recentissime notizie relative ad una visita del direttore dei servizi segreti italianiper le informazioni e la sicurezza, Alberto Manenti, in quel di Damasco, dove sarebbe stato aperto un dialogo con il regime, non sappiamo fino a che punto il ministro Gentiloni sia concorde con la posizione suddetta.

Il ruolo della Russia nei negoziati

Nel corso del vertice alla Farnesina è stato evidenziato il ruolo della Russia in questa articolata partita a scacchi. Il presidente Vladimir Putin considera Assad un fedele alleato: può dunque essere un ostacolo a quanto prospettato ma può rappresentare allo stesso modo la chiave di volta "se esercitasse la sua influenza sul regime". In altre parole, Mosca dovrebbe essere disposta a sbarazzarsi di Bashar al-Assad anche se sembra alquanto improbabile che Putin rinunci alla presenza di un governo amico che gli consente di mantenere un ruolo di primo piano nelle questioni mediorientali.

L'unica strada è quella di avviare il processo di democratizzazione della Siria entro i tempi prestabiliti che potrebbero slittare. Si era parlato del prossimo 1 agosto come data per formare un governo di transizione che possa indire le elezioni ma questo termine è stato posticipato a dicembre. Il nodo da sciogliere riguarda la partecipazione di Assadalla consultazione elettorale, così come chiesto dal regime e dalla Russia.

Opzione poco gradita, naturalmente, all'opposizione siriana ed agli Stati Uniti: se corrisponde al vero che la maggioranza del Paese è ancora dalla parte del presidente, il risultato delle urne sancirebbe una bruciante sconfitta per la politica estera statunitense.