Da quando è diventato presidente degli Stati Uniti nel 2009, Barak Obama ha notevolmente esteso l'uso di droni militari nella guerra al terrorismo. Le operazioni sono state condotte principalmente in Afghanistan, Iraq, Pakistan e Yemen. In un recente rapporto il governo statunitense haaffermato che le vittime civili durante attacchi effettuati con droni siano state tra le 64 e le 116, soprattutto in Africa, Asia e Medio Oriente. Gli obiettivi dichiarati erano campi di addestramento di gruppi terroristici, trai i quali Al Qaeda e l'Isis.
La guerra dei numeri
A quanto pare le cifre delle vittime civili comunicate dal governo degli Stati Uniti non coinciderebbero con la realtà dei fatti. Secondo alcuni giornalisti indipendenti e rappresentanti di ONG, gli innocenti uccisi dai droni sarebbero tra i 400 e gli 800, per non parlare delle centinaia di persone ferite gravemente. Inoltre i dati diffusi da Washington non includono i civili uccisi sotto l'amministrazione di George W. Bush, dove spesso le persone che hanno perso la vita si trovavano fuori da zone dichiarate di guerra. Secondo alcuni rappresentanti dei diritti civili statunitensi, il governo americano dovrebbe rilasciare informazioni più dettagliate sugli attacchi, le posizioni, il numero delle vittime e se le persone uccise fossero combattenti o civili inermi.
Una strategia poco affidabile
La tattica degli Stati Uniti è alquanto controversa, gli attacchi vengono eseguiti senza sincerarsi che le vittime abbiano lo statuto di combattenti o non combattenti. L'uso indiscriminato dei droni viene fatto sulla base di cosiddette analisi del modello di vita degli abitanti, ottenute dalla sorveglianza dei servizi segreti statunitensi, ma che non tengono conto della vera identità delle persone.
Secondo indiscrezioni trapelate da alcuni funzionari della CIA, non solo il governo americano spesso ignora chi siano le persone uccise dai bombardamenti, ma addirittura non riesce a stabilire i gruppi militari di appartenenza. Essi sono semplicemente indicati come altri militanti e combattenti stranieri.