Don Fabio Gammarota è diventato uno degli involontari protagonisti della drammatica storia del Terremoto che ha colpito il centro Italia nella notte del 24 agosto. Don Fabio ha 40 anni ed è parroco di Posta e Cittareale, due frazioni di amatrice, il comune in provincia di Rieti che è stato maggiormente colpito dal sisma. Per sua stessa affermazione è il sacerdote più giovane della diocesi, e per questo motivo si è sentito investito di una responsabilità più grande di tutti. Don Fabio coincide perfettamente con l'immagine ideale che noi tutti abbiamo del parroco di periferia: energico, instancabile, sempre al fianco di chi ha bisogno di lui.

Da quando Amatrice si è svegliata sotto le macerie, non si è fermato un attimo.

La polemica ai funerali

Ormai tutti conoscono anche il piccolo braccio di ferro che c'è stato tra le autorità nazionali e quelle locali in occasione dei funerali solenni che si sono svolti martedì 30 agosto. Dapprima le esequie si sarebbero dovute tenere a Rieti, ma a furor di popolo si è deciso poi per tenere la cerimonia ad Amatrice. Insieme al sindaco Sergio Pirozzi, a portare avanti le istanze dei sopravvissuti è stato proprio don Fabio, che poi è stato anche presente alla funzione. I giornalisti presenti hanno notato che, prima che la messa avesse inizio, il giovane sacerdote ha chiesto e ottenuto di far rimuovere le quattro corone funebri che erano state sistemate davanti all'altare.

Le corone riportavano i nomi di chi le aveva donate: ilpresidente del Consiglio, il presidente del Senato, lasindaca di Roma ed il presidente della Regione Lazio.

Le motivazioni di don Fabio

Intervistato il proposito, don Fabio ha spiegato di aver voluto che quelle corone fossero rimosse perchè toglievano la visuale ai parenti delle vittime, che a suo parere avevano la priorità anche sulle più alte cariche dello Stato che in quel frangente non erano che ospiti.

Inoltre, ha aggiunto che non gli era piaciuto il fatto che ogni corona fosse "firmata": gli sapeva un po' di spot pubblicitario. Infine, ha ricordato che i soldi spesi per quei fioripotevano essere impiegati altrimenti. In un'altra intervista successiva, il giovane sacerdote ha però anche invitato i giornalisti a non manipolare le sue parole e a smettere di fare sensazionalismo, invitandoli a rispettare il dolore delle persone e limitarsi alla vera informazione.

Il suo intento, ha detto, non era quello di mettere in secondo piano le autorità, come è stato fatto trapelare dalla stampa: la prospettiva va ribaltata. Lui ha semplicemente sempre in primo piano le necessità della sua gente,che ora ha bisogno di aiuto concreto, non di parole, nè tantomeno di fiori.