Racket, estorsioni e attentati incendiari lo avevano posto come testimone di giustizia e messo sotto programma di protezione, come in questi casi è previsto dallo Stato. Dopo 5 anni però si è ritrovato improvvisamente senza casa, senza soldi e senza lavoro. Questo è ciò che è accaduto ad Angelo Antonio Pupillo, trentanovenne siciliano che ad oggi minaccia di darsi fuoco a meno che non venga ricevuto dalla Commissione centrale di protezione del Viminale.

Attentati intimidatori e incendiari a partire dal 2002, vittima del racket, vedendo addirittura distruggere la sede della sua attività commerciale (un autosalone) nel 2008.

Ha contattato le forze dell'ordine per denunciare l'accaduto e ha acconsentito a incontrare i suoi estorsori indossando un microfono nascosto, per poter avere le prove necessarie ad incastrarli. Nel 2011, terminate le indagini e arrestati i quattro soggetti da lui denunciati, Angelo è entrato nel programma di protezione testimoni, dovendo lasciare tutto alle spalle, la casa, gli affetti, addirittura la propria terra. Adesso però la situazione è cambiata, come racconta la Commissione Centrale, il programma è stato revocato a causa della scarso peso criminale dei soggetti accusati.

Allontanato dagli affetti, dalla terra e dalla sua attività per denunciare un crimine e poi dopo 5 anni abbandonato, per una testimonianza considerata attendibile, spiega lo stesso Angelo.

Un programma di protezione revocato che quasi “ vanifica lo stesso lavoro delle forze dello Stato compiuto in questi anni per garantirmi sicurezza” e che adesso lo mette in pericolo, “senza alcuna valida ragione”. Tra qualche giorno dovrà lasciare l'appartamento in cui vive con i genitori e rientrare nella terra di origine, dove si trovano i clan dei suoi estorsori.

Intanto le attività commerciali che avevano, adesso sono state chiuse, quindi non saprà come vivere. Anche la casa dei suoi genitori è stata pignorata, dal momento che, durante il periodo di protezione, non hanno potuto rispettare le rate del mutuo. Da qui l'appello al presidente dell'Associazione testimoni di giustizia, Ignazio Cutrò e a Rosario Crocetta, governatore della Sicilia: “Sono rimasto senza nulla, sono disperato”.