Il Coisp, Coordinamentoper l'Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia, dichiara tutto il suo dissenso verso chi accosta il caso di Giulio Regeni a quello di Federico Aldovrandi. Il Sindacato si è espresso duramente contro ogni forzatura che porti alla scarsa considerazione del dolore delle famiglie a scapito della verità oggettiva, denunciando a più riprese pericolose strumentalizzazioni che nascondono alcune derive politiche di non poco conto.
Le accuse del Coisp
Durante il Festival Internazionale di Ferrara ha preso la parola il segretario generale dei Coisp, Franco Maccari, che ha toccato il delicatissimo argomentoin presenza dei genitori di Giulio Regeni.
Le sue parole si sono riversate, inun fiume di accuse, contro alcuni organi di stampa che, secondo il Coisp, si fanno portavoce di una deformata panoramica sui fatti, con il grave effetto di 'spostare' l'opinione pubblica su un sempre più pressante pregiudizio verso il lavoro svolto dalle forze armate nazionali. Il dramma nel dramma: per Maccari, il portatodi questa cattiva informazione si esplica nell'inficiare pesantemente l'assoluta bontà e la correttezza della condotta delle forze dell'ordine italiane.
Maccari contro la madre di Aldovrandi
Altro punto nevralgico toccato dal discorso di Maccari è il comportamento di sospetto verso la divisa tenuto dalla madre di Federico Aldovrandi, che avrebbe contribuito a diffondere la sfiducia e la perdita di rispetto verso chi onora il Paese con il suo lavoro.
Patrizia Moretti, madre del ragazzo mortonel 2005 in circostanze poco chiare, starebbe alimentando il fuoco contro gli apparati militari dello Stato, sulla scia di un'onda emotiva che sta assumendo contorni pericolosi. Federico Aldovrandi morì nel 2005 a Ferrara e per la sua morte 4 poliziotti furono condannati dalla Corte di cassazione a 3anni e 6mesi di reclusione.
L'accusa era di aver indotto la morte del diciottenne con un abuso nell'utilizzo delle armi, tradotta così: "Eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi". La madre del giovane ha intrapreso una battaglia mediatica contro la Polizia di Stato, influenzando, secondo il Coisp, tutta la collettività. In ultima battuta, Maccari accusa la donna di aver svolto un ruolo di primo piano nella figurazione di un pericoloso parallelismo tra il caso Aldovrandi e il caso Regeni, in un cortocircuito informativo ora difficile da sanare.
Maccari ha così definito "osceno" questo tentativo di deformare la verità dei fatti, associando le due vicende come a significare una similitudine tra le forze di Stato egiziane e quelle italiane. Il comune denominatore usato da chi mistifica la realtà degli eventi e non vuol discernere i casi, secondo Maccari, è la parola "tortura", usata come concetto portante per screditare le forze dell'ordine.