Il califfato inizia ad avere difficoltà nel reperire i capitali necessari per continuare la sua lotta. Per garantirsi una nuova fonte d'entrata ha deciso di vendere le donne e le bambine catturate mediante delle aste pubbliche. Anteriormente questa “merce” era considerata prerogativa di ricchi e potenti o come compenso per combattenti valorosi, ora però si sta passando alla vendita on-line.

Come funziona il meccanismo

Queste donne vengono fotografate con abiti occidentali davanti alla bandiera nera del gruppo armato. Di solito alle foto viene aggiunta una numerazione corrispondente al mercato dove poter andare a ritirare l’acquisto.

Per non destare sospetti si creano piccoli gruppi in Telegram, in WhatsAppo in siti web non rintracciabili dai motori di ricerca più famosi. Nelle descrizioni vengono sottolineate informazioni considerate rilevanti come la verginità o valutazioni sulle capacità nelle varie prestazioni sessuali. Chiaramente viene stabilita una base d’asta e i partecipanti possono iniziare a fare le proprie offerte. I prezzi variano molto a seconda dell'età, bellezza, nazionalità e condizioni fisiche. Le basi vanno dai 250 ai 1500 dollari per i soldati del movimento fino ai 15.000 – 40.000 dollari per le famiglie che vogliano riscattarle. Dopo aver proceduto al pagamento possono essere ritirate al mercato come una merce qualunque.

I capi del movimentoorganizzano anche dei ritrovi dove durante una settimana si possono visionare le donne e le ragazzine per poter essere comprate in blocco e poi trasferite in zone rurali dove poter essere rivendute a un prezzo più elevato.

Le fughe sono punite severamente

Varie persone cercano di salvare a queste povere sfortunate organizzando fughe o cercando di trattare con i loro carcerieri.

Secondo le dichiarazioni fatte da Abu Shujaa, un ex commerciante impegnato nelle trattative per riconsegnare le schiave alle proprie famiglie, fino a qualche mese fa si potevano liberare mensilmente intorno alle 140 ragazze, mentre oggi solo poche decine. Le cause principali di questa drastica riduzione sono da ricercare prevalentemente nell'impossibilità di pagare i riscatti da parte delle famiglie e dai fondi sempre più esigui delle organizzazioni internazionali.

Le ragazze che fuggono senza che sia stato pagato il riscatto quando vengono ricatturate sono sottoposte a torture, legate mani e piedi in letti e sottoposte a violazioni di gruppo, lasciate senza cibo per giorni o picchiate selvaggiamente.

L’Isisha diffuso agli aguzzini un documento contenente una serie di consigli su come accanirsi su queste povere donne senza che la merce venga rovinata e diventare inservibili. In questo breve documento vi sono consigli come non rompere le ossa o non lasciare segni sul viso, ma anche come abusarne per provare le loro abilità senza dover arrivare alla penetrazione delle vergini considerata merce di alto valore.

I danni psicologici di queste torture e abusi si fanno sentire anche dopo la fine dell' incubo della schiavitù infatti molte delle ragazze liberate e riconsegnate alle famiglie hanno tentato, in alcuni casi portato a termine, il suicidio dovuto agli orrori di cui sono state protagoniste.