Si è impiccato in una cella di Lipsia il siriano Jabel Albakr, catturato lunedì nella città tedesca dopo la fuga da Chemitz in cui pare stesse preparando un attentato in Germania, visto l'arsenale di armi che era stato rinvenuto nella sua casa. A confermare la notizia è stato al Der Spiegel il ministro della Giustizia della Sassonia. Nella ricostruzione delle tv locali pare che Albakr abbia utilizzato la sua t-shirt come cappio per il suicidio. Nel carcere di Lipsia era tenuto sotto osservazione ad intervalli di meno di un'ora. Evidentemente Albakr ha programmato tutto e ha sfruttato il momento in cui le guardie non lo osservavano per togliersi la vita.

Come riportato poi dalla Bild il soggetto era ad alto rischio di suicidio e l'avvocato del siriano, Alexander Huebner, parla di uno "scandalo del sistema giudiziario" visto che a suo dire nei giorni scorsi il vicedirettore del carcere gli aveva garantito una costante osservazione.

Sull'accaduto è intervenuto il ministro dell'interno tedesco che, chiedendo di evitare speculazioni su quanto accaduto ma di lasciare alla Polizia il tempo per condurre le indagini ha aggiunto che verrà effettuato"un rapido e completo chiarimento da parte delleautorità della Sassonia. Sarà fatto con grandeserietà.La questione, in ogni caso, "rende più difficili le indagini sui mandanti ecomplici".

L'allarme terrorismo a Chemitz

Jabel Abkar era in carcere da lunedì ed era stato catturato a Lipsia. Il sabato, 8 ottobre 2016, era riuscito a sfuggire dalla Polizia dal covo di Chemitz, una cittadina della Sassonia, dove stava preparando un attacco terroristico in aeroporto. Le fonti tedesche avevano subito parlato di un rifugiato siriano legato all'Isis.

La cattura era stata facilitata da altri tre rifugiati siriani che dapprima gli avevano fornito un aiuto ma che poi lo avevano immobilizzato e consegnato alla Polizia avendo scoperto i piani terroristici del ragazzo e la sua fuga dal blitz di Chemitz.

Interrogato dalle Forze dell'Ordine sembra che Abkar in carcere abbia detto che anche gli altri tre rifugiati siriani conoscevano il piano terroristico per colpire l'aeroporto ed erano suoi complici, come riporta la DPA. Al momento, comunque, non è chiara quale sia la posizione degli altri tre siriani.