Alcuni giorni fa ci siamo occupati della vicenda di Valentina Pitzalis, la donna di Carbonia (Sardegna) che, secondo la sentenza emessa dal Tribunale di Cagliari, sarebbe stata bruciata viva dal suo ex marito, Manuel Piredda, in preda a un raptus dopo la recente separazione. Siamo tornati sull'argomento in quanto la famiglia Piredda ha depositato un esposto per la riapertura delle indagini, segnando una "svolta" formale rispetto all'acceso dibattito su quanto accaduto nel 2011. La verità giudiziaria emersa ha dichiarato Manuel responsabile dell'aggressione a Valentina.

Invece sarebberotanti i punti "opachi", secondo Roberta Mamusa, madre di Manuel. Vediamo quali sono alcune delleincongruenze su cui la famigliapunta l'attenzione.

Nessuna autopsia

Uno dei punti più dibattuti sulla vicenda è l'assenza di un esame autoptico sul corpo di Manuel Piredda. Ancora oggi Roberta Mamusa non sa spiegarsi il motivo per cui non sia stata disposta alcuna autopsia per chiarire l'esatta dinamica di quella notte tra il 16 e il 17 aprile 2011. Secondo la versione ufficiale, l'autopsia non si resenecessaria, in quanto le evidenze di responsabilità erano apparse da subito chiare e inconfutabili. La famiglia Piredda si chiede perchè non eseguire un esame utile a fugare ogni eventuale sospetto futuro proprio in virtù di una morte così violenta?

Un annaffiatoio o un secchio?

Sempre secondo la verità giudiziaria, Valentina Pitzalis avrebbe giustificatamente confuso il contenitore che Manuel Piredda avrebbe usato per gettarle il cherosene addosso: la donna, in preda allo shock per l'aggressione subita, ha dichiarato che Manuel ha usato un annaffiatoio verde. Sulla scena del crimine, in realtà, bruciatoma comunque identificabile, venne rinvenuto un secchio rosso.

Roberta Mamusa chiede, quand'anche si ammettesse lo stato confusionale naturalmente correlato al tragicomomento, come sia possibile non solo sbagliare colore (verde anzichè rosso) ma persino sbagliare completamente il tipo di contenitore (annaffiatoio anzichè secchio).

Manuel morto, Valentina bruciata solo in parte

I Piredda si chiedono anche come sia possibile che sia stato Manuel a perdere la vita se davvero è l'autore del piano.

A rigor di logica, sostiene la famiglia, avrebbe dovuto mostrare ustioni da ritorno di fiamma, per entità simili a quelle di Valentina Pitzalis. Le indagini su questo aspetto hanno fissato un'altra verità: il ragazzo sarebbe stato carbonizzato in quanto vestito in modo leggero. Il ritorno di fiamma provocato dall'aver dato fuoco a Valentina ha avuto un effetto ben più grave su di lui proprio perchè non protetto da grossi indumenti. Per contro, sempre secondo la verità giudiziaria, la donna era vestita in modo più pesante e questo l'ha protetta da ustioni profonde sul tronco.

La misteriosa aggressione a Manuel

Sempre secondo i dubbi sollevati da Roberta Mamusa, nel febbraio 2011 Manuel avrebbe subitouna misteriosa aggressione per cui fu costretto a sporgere denuncia in caserma.

Sei individui lo picchiarono selvaggiamente mentre era intento a parlare con due amiche. Inquell'agguato il giovane avevariportatouna frattura alla mandibola.

La Pitzalis ha sempre dichiarato di non aver mai avuto paura di Manuel. Roberta Mamusa si chiede come sia possibile che una donna non tema chi la costringe in casa con il pavimento pieno di sacchetti per sentire il rumore di un'eventuale fuga. La storia della scrivania davanti alla porta della loro camera non può reggere, anche perchè quella scrivania è fissata al muro. LaPitzalis dichiara inoltre che non andava da Manuel da tempo, affermazione che sarebbe stata smentita da alcuni vicini che l'avrebbero vista uscire di casa al mattino per andare a lavorare.

Ledichiarazioni rese dagli abitanti del palazzo a una tv locale, nell'immediatezza dell'accaduto, hanno comunqueevidenziato che in quell'abitazione di Bacu Abis (frazione di Carbonia) erano in due, presenti da dicembre 2010, solitamente incappucciati ogni volta che uscivano di casa.