Le mani appoggiate da Higuain al petto dell’arbitro Irrati o la mezza testata di Bonucci a Rizzoli sono gesti di affetto confrontati con certi episodi di follia e criminalità di cui sono vittima gli arbitri.
L’ultima terribile vicenda è avvenuta, solo pochi giorni fa, in Messico a Tulacingo. L’incontro era tra le squadre del Canarios e del Lindavista, valido per un torneo amatoriale. Un calciatore dopo un fallo cattivo su un avversario viene espulso dall’arbitro Victor Trejo. Alla vista del cartellino rosso il giocatore perde la testa, o meglio la usa per colpire violentemente il direttore di gara che stramazza al suolo, procurandosi un trauma cranico.
La disperata corsa all’ospedale risulta vana perché il povero signor Trejo arriva morto a causa di un’emorragia cerebrale. L’assassino Ruben Rivera Vazquez tenta una inutile fuga ma viene individuato e arrestato.
"Pelado" invece di tirare in porta tira all'arbitro
A febbraio 2016, in Argentina un giocatore espulso corre negli spogliatoi, torna in campo, dopo cinque minuti, con una pistola e uccide l’arbitro, a sangue freddo, con tre colpi. La tragedia a Cordoba durante la partita di un torneo minore. Lo sfortunato arbitro 48enne Cesar Flores aveva espulso Juan Marcelo Barrionuevo, detto "Pelado", reo di un fallaccio da criminale, quale poi si è realmente dimostrato. Cesar Flores era anche l’organizzatore del torneo e, a quanto pare, il migliore amico dell’assassino.
Quanta verità nel proverbio: “Dagli amici mi guardi Dio che dai nemici ci penso io”.
In Brasile, a giugno del 2013, in un paesino che si chiama Pio XII, è andata molto peggio, almeno nelle modalità. Il ventenne arbitro Otavio Jordao da Silva, dopo aver estratto il cartellino rosso per espellere il giocatore Josenir dos Santos, nella rissa che ne è scaturita, ha estratto anche un coltello ferendo gravemente il calciatore, che è morto durante il trasporto in ospedale.
La reazione degli amici della vittima è stata degna dell’Isis. L’arbitro è stato percosso, lapidato, calpestato, infine decapitato e la testa esibita come un trofeo.
A dicembre del 2015, D’Ham al Shammari, patron dell’Al Jahra, una squadra di calcio kuwaitiana, durante la partita di Coppa del Kuwait con il Khaitan, irritato dalle decisioni arbitrali, è sceso in campo e si è avventato sull’arbitro esprimendo a cinghiate il proprio disaccordo.
Mancavano solo le nonne violente
Maggio 2016. Può ritenersi fortunato il 19enne Riccardo Gaggini, arbitro di Novi Ligure. È la finale playoff di Seconda categoria tra Isolese e Sciarborasca. La partita è quasi finita quando l’arbitro, con molto coraggio bisogna dire, concede alla squadra ospite un calcio di rigore che viene realizzato. Alla gioia dei giocatori della Sciarborasca fa da contraltare la rabbia degli avversari. Si scatena una rissa, volano parole grosse, insulti e l’arbitro espelle il portiere dell’Isolese che perde completamente la testa, si avventa sull’arbitro e, aiutandosi anche con i guantoni, lo colpisce con schiaffi e pugni. I compagni cercano di fermarlo, poi ne arriva un altro e gli rifila un altro paio di schiaffoni.
A minacciare e aggredire gli arbitri però ci si mettono anche le nonne. È accaduto in Spagna dove l’arbitro Alvaro de la Iglesia, al termine di una partita tranquilla, senza episodi di tensione, all’uscita dal campo è stato aggredito da una signora di circa sessant’anni che prendendolo per braccio lo ha strattonato e ha cercando più volte di prenderlo a schiaffi, per fortuna senza riuscirci.