In Occidente la parola Kamikaze non rientra nel vocabolario comune, nessuno dice vado a prendere un caffè e mi faccio saltare in aria portandomi via tutto il bar pieno di gente. Nessuno. Ma in altre culture molto lontane alla nostra la pazza idea di scommettere per un posto in un'autobomba o per aggiudicarsi l'unico giubbino imbottito di tritolo è una pratica molto comune. E non si è più dinanzi al “vento divino” della Seconda Guerra Mondiale, sin dall'adescamento questi uomini, donne e bambini vivono l'indottrinamento alla guerra contro gli infedeli come una festa.

La consapevolezza di morire per la jihad li rende forti, religiosamente e psicologicamente preparati per colpire e fare più danni possibili. Diventare martiri.

Solo una questione di volontà

Nel lungo corso della guerra contro il terrorismo islamico sono stati rinvenuti molteplici video nei quali si riproducevano scene di addestramento, di combattimento, di morte. Tutti preparativi per la guerra totale all'Occidente; attacchi punitivi in nome di una causa, una fede, per creare terrore, dividere, uccidere, intimorire le masse. È solo una questione di volontà? Cosa spinge un normale cittadino a diventare kamikaze? Forse non lo sapremo mai, ma vediamo e sentiamo che per gli aspiranti tali, i mujahed di turno, l'importante è colpire.

Testa o croce?

Dalle lontane partitelle di calcio dei nonni che rimbombano nelle orecchie di milioni di persone frasi come: Testa o croce? Pari o dispari? Mai però, l'immaginario collettivo avrebbe pensato che nel mondo dell'Eta, dell'Ira, degli Hamas, degli Al Qaeda e ora dell'Isis questa fatidica domanda sarebbe stata rivolta ad un gruppetto di aspiranti kamikaze pronti a immolarsi in nome della causa.

Si va per esclusione, fuori i principianti e quelli non ancora pronti, rimangono le due scelte più valide, i più convinti a guadagnarsi il martirio. Ma a volte è guerra aperta, sono già capitate liti all'ultimo sangue per un giubbotto o per salire nella macchina che porta in paradiso. Per sopprimere queste scenate i capi clan hanno pensato bene che a far decidere sia una semplice monetina. E chi vince festeggia e ringrazia infinitamente.