Un corpo civile e non violento, così si definiscono i volontari dell’associazione italiana Operazione Colomba, in pianta stabile, insieme ai profughi siriani, nel piccolo campo di Tel Abbas dal 2014. La decisione di restare a vivere con loro fu presa quando i siriani denunciarono di aver ricevuto una bottiglia contenete minacce di morte o di incendio del campo nel caso in cui non se ne fossero andati. Non fu né il primo né l’ultimo episodio di aggressione verso i siriani. La loro massiccia presenza in Libano è spesso motivo di agitazioni e tensioni fra le comunità locali che li ospitano, questo perché la maggior parte dei siriani si è stabilita in aree del paese storicamente povere dove i servizi per i suoi stessi residenti, quali l’acqua e l’elettricità, erano già precari, per questo le tensioni non di rado si trasformano in episodi concreti di violenza: “C’è del vero nelle preoccupazioni dei libanesi” spiega Alessio, volontario di Operazione Colomba “Ma non è giusto scaricare le proprie frustrazioni su persone che già hanno perso tutto”.

Operazione Colomba, un ponte tra siriani e libanesi

Nel campo i volontari, il cui obiettivo è proprio quello di creare un ponte fra le due comunità, si occupano di aiutare i siriani in ogni modo: li accompagnano negli ospedali, li aiutano a pagare i ticket sanitari richiesti per le cure, si pongono come mediatori fra i rifugiati e altre organizzazioni non governative, vigilano inoltre sulle violazioni dei diritti dei siriani. Un aiuto importante sebbene non possa sostituire un piano governativo che dovrebbe e potrebbe meglio gestire la difficile e delicata situazione.