Aveva fatto parecchio discutere, nei giorni scorsi in Sardegna, il curioso reclutamento di assessori via Facebook, promosso dal primo cittadino di Porto Torres (Sassari), Sean Wheeler. In queste ore un altro sindaco del sassarese, Massimo D'Agostino, a capo dell'esecutivo di Bonorva dal giugno scorso, ha dovuto giocare la carta del social network per attirare l'attenzione di un sempre più "distratto" apparato governativo regionale.

Le vane richieste di un incontro, poi il post su Facebook

Da due mesi l'Amministrazione comunale di Bonorva chiede un confronto su alcune tematiche urgenti presso l'Assessorato all'Agricoltura della Regione Sardegna.

Ongi tentativo di dialogo "standard" è andato a vuoto: "Due mesi di umilianti tentativi e prese in giro telefoniche" si legge nel velenoso post del sindaco sul suo profilo Facebook. Le righe che seguono sono ancora più chiare, con l'affermazione "è uno schifo che amministratori che portano ogni giorno sulle spalle la disperazione della gente (...) debbano subire queste umiliazioni, insieme al territorio che rappresentano. La Regione, a parte qualche rara eccezione (quale la partecipazione dei vertici regionali per la questione del Parco Mariani, ndr), è lontana mille anni luce dai problemi della gente". A incassare il colpo mediatico, in prima persona per il ruolo che ricopre, è l'assessore regionale Elisabetta Falchi, il cui staff, a detta del primo cittadino, non gli ha concesso un incontro vis-à-vis su tematiche di grande rilevanza per il territorio.

D'Agostino preferisce rinunciare, mettendo però nero su bianco il suo dissenso verso "anticamere burocratiche" che fanno presagire lo scarso interesse di una politica regionale che viaggia su una lunghezza d'onda antitetica a quella a cui sono costretti gli enti locali sardi.

Usare Facebook per entrare nella stanza dei bottoni: questo fanno, a volte, i sindaci in balia della guerra di trincea che combattono quotidianamente, esposti alle critiche dei cittadini anche per responsabilità non loro. Rappresentanti della democrazia italiana abbandonati a se stessi, nella necessità di "far quadrare i conti" in bilanci sempre più spesso drammatici e orientati sul redshift.