Si avvia alle battute finali il processo instaurato presso il tribunale di Lucca per la morte di Valerio #Catelani, 37 anni, di Massa, e daniela bertoneri, 34 anni, di Seravezza, avvenuta al Rally Coppa Città di Lucca 2012 a causa di un terribile rogo che ha divorato l’auto. Il pilota e la navigatrice potevano salvarsi, se solo l’auto transitata appena trenta secondi dopo l’uscita di strada della Peugeot 207 Super 2000 con a bordo la coppia (coppia anche nella vita) si fosse fermata per prestare soccorso. A sostenere questa tesi, davanti al giudice Stefano Billet, è stato il 16 dicembre il consulente del pubblico ministero, l’ingegnere Renzo Capitani.

Undici gli indagati, a vario titolo, di omissione di soccorso e omicidio colposo. Tutti con la prescrizione del reato dietro l’angolo.

Maledetto fosso

Erano le 4.14 del 22 luglio del 2012 quando la vettura numero 7, s’infilava capottando in un profondo fosso che in passato veniva usato per l’estrazione del carbone (il parapetto di recente costruzione posto sull’esterno della curva era stato abbattuto da poco da un’altra vettura). La carbonaia in disuso, per di più ossigenata dall’interno, si trasforma in una trappola mortale. La Peugeot è incastrata, le portiere sono bloccate. Rompere il vetro anteriore è inutile. L’unica via di fuga è quella del portellone posteriore, unica parte della macchina più o meno a livello della sede stradale.

Ma da lì non si può uscire, ci sono le due diagonali del rollbar che impediscono il passaggio. La macchina inizia a bruciare e l’interno della vettura a riempirsi di fumi tossici. I due innamorati sono intrappolati.

Fuori la verità

Dopo circa trenta secondi dall’incidente passa la Subaru Impreza STi numero 8 di Giuseppe Iacomini e Davide Cozzani.

Poi, passa anche l’auto numero 11, la Renault Clio Super 1600 di Iacopo Giannecchini e Federico Mazzanti. La Clio numero 9 di Fabio Zuffardini ed Emilio Ferrarini è in ritardo di 7 minuti sulla tabella di marcia. L’incidente è avvenuto da 1 minuto e 30 secondi. Dopo circa 2 minuti e 30 secondi, con l’equipaggio ancora intrappolato nella Super 2000 e probabilmente consapevole di quello che sta per succedere, passa la Clio Super 1600 numero 12 di Cristiano Matteucci e David Castiglioni.

Loro vedono le fiamme e danno l’allarme. Il consulente del pm punta l’indice anche contro il responsabile della sicurezza del percorso del rally e gli apripista con i numeri “0”, “00” e “000” che nel loro giro di ricognizione non avrebbero segnalato alla coppia la “modifica” sul percorso: il muretto abbattuto.

Potevano salvarsi?

Secondo l’ingegnere Capitani, intervenendo in quel frangente, cioè al passaggio della vettura numero 8, l’equipaggio sarebbe potuto uscire vivo dall’abitacolo della 207 Super 2000. Testimone dell’accusa, Gianluca Caldani, transitato circa tre minuti dopo l’impatto della Peugeot, in aula ha raccontato di essersi fermato e aver provato disperatamente a spegnere le fiamme con il suo estintore.

Il decesso dei due sportivi è da imputare ad asfissia causata dal fumo tossico sprigionatosi nell’abitacolo avvolto poi dalle fiamme”. Così recita l’esame autoptico eseguito dal medico legale Stefano Pierotti, consulente dell’accusa. Dall’esame dei cadaveri non sono emerse lesioni o fratture craniche compatibili con la morte. Su queste basi, per l’accusa, le auto che avevano seguito la coppia Catelani-Bertoneri e preceduto la vettura di Caldani avrebbero responsabilità di omesso soccorso. Entro marzo si dovrebbe andare a sentenza. La prossima udienza è prevista il 19 gennaio 2017.