La chiusura del punto nascite e del reparto di pediatria dell'ospedale di Angera, località lacustre in provincia di Varese, ha chiamato in piazza centinaia di cittadini angeresi ma anche dei Comuni limitrofi, se consideriamo che il 'Carlo Ondoli' serve un hinterland piuttosto popoloso. Insieme alle famiglie, alle mamme di tanti bambini nati nello storico nosocomio, c'erano i sindaci del territorio ma anche i rappresentanti delle sigle sindacali e delle associazioni di categoria. Tutti uniti in un unico grido: 'Giù le mani dall'ospedale di Angera'.
Erano circa trecento le persone che hanno animato il chiassoso corteo, 'decorato' da palloncini rosa ed azzurri a testimonianza dei tanti piccoli venuti alla luce negli ultimi anni nel punto nascite che è stato soppresso. Palloncini che poi sono stati lasciati volare dal parco del lungo lago. Al dià della decisione di 'tagliare' il punto nascite, in virtù del limite non raggiunto di 500 parti annui, non si comprendono le motivazioni del contemporaneo provvedimento che ha chiuso la pediatria.
Il sindaco Molgora: 'Decisioni inspiegabili'
Alessandro Paladini Molgora, sindaco del Comune di Angera, ha definito "un blitz" quello effettuato dagli enti competenti che ha portato, lo scorso 6 dicembre, alla chiusura dei reparti dell'ospedale 'Carlo Ondoli'.
"Sono cose inspiegabili - ha detto il primo cittadino - perché accadute in un solo giorno, senza alcun preavviso nei confronti di un'intera comunità. Inspiegabile soprattutto la chiusura, oltre al punto nascite, della pediatria. Sono cose che nel 2016 non dovrebbero succedere. Pertanto - ha aggiunto - noi ci appelliamo al presidente della Regione Lombardia ed all'assessore alla sanità affinché pongano rimedio. Non è possibile che i bambini giungano al pronto soccorso e non possano avere adeguata assistenza in tempi celeri. Il nostro ospedale ha sempre assolto a 360 gradi tutte le esigenze sanitarie, non abbiamo mai avuto problemi di tipo organizzativo, non siamo il classico ospedale piccolo di estrema periferia e fino a ieri avevamo tutte le condizioni per svolgere un adeguato servizio. Che queste condizioni, allora, non ci vengano tolte, altrimenti è la morte del nostro ospedale".