Da diversi mesi, ormai, si assiste al fenomeno della clonazione delle targhe automobilistiche, dilagato in tutta Italia. Sono migliaia gli automobilisti che si rivolgono ai loro legali per difendersi da queste truffe che creano non pochi problemi, a causa delle multe e sanzioni conseguenti alla violazione del codice della strada (decurtazione punti patente).

In cosa consiste la truffa

I truffatori copiano la targa di un veicolo e la appongono su un'altra auto di uguale genere o di altro tipo, al fine di poter circolare incuranti delle norme del codice della strada, evitando di incorrere in multe.

Quest'operazione viene effettuata utilizzando del nastro adesivo ed un correttore (cd. "bianchetto"), per cambiare i numeri della targa e renderli simili ad un'altra.

Questa truffa genera evidenti disagi ai malcapitati, ovvero agli intestatari reali della targa clonata. Sia in caso di targa falsificata su veicolo della stessa marca, che in quello di applicazione su un'auto completamente diversa, il legittimo proprietario è costretto a difendersi per dimostrare che la vettura, nel giorno e nell'ora della contestazione, si trovava altrove, oppure che la macchina indicata nella multa è differente da quella reale.

Come difendersi: denuncia contro ignoti

Quando si riceve la sanzione occorre, pertanto, verificare se nel giorno, ora e luogo indicati nel verbale, il veicolo si trovava altrove.

In tal caso si può desumere che la targa sia stata clonata, infatti sono pochi i casi in cui l’agente sbaglia a trascriverne gli estremi.

La prima cosa da fare è la denuncia alla Procura della Repubblica competente per il territorio di residenza (oppure direttamente presso la stazione dei Carabinieri più vicina). È necessario allegare al documento le prove necessarie, che dimostrino che l'auto si trovava in luogo diverso da quello indicato.

Ad esempio si può ricorrere all'attestazione del datore di lavoro, alla fattura del meccanico (se il veicolo era in riparazione), allo scontrino di accesso all’autostrada o al Telepass, al ticket di un parcheggio a pagamento, oppure alla documentazione del gestore della scatola nera presente sul veicolo (gps che molte compagnie d'assicurazione fanno montare sui veicoli assicurati contro il furto e non).

È necessario allegare anche la copia della carta di circolazione, nel caso in cui il modello della vettura indicata sul verbale sia diverso.

Il ricorso: tre alternative

Subito dopo aver sporto denuncia, occorre procedere con il ricorso, che può essere proposto alternativamente in tre modi:

  • Ricorso amministrativo in autotutela da inviare (con raccomandata a/r o tramite PEC) all’Ufficio dell’organo accertatore, esponendo i fatti già contestati, ed allegando la denuncia presentata in precedenza, chiedendo l’annullamento e quindi l’archiviazione del verbale, motivando con la seguente dicitura: "notificato a soggetto estraneo ai fatti contestati".
  • È possibile presentare ricorso anche al Giudice di Pace competente per il territorio ove è stata contestata l’infrazione (entro 30 giorni dalla notifica della multa). Tale ricorso comporta il pagamento del contributo unificato (euro 43,00) e si concluderà con una sentenza.
  • Infine è possibile proporre ricorso al Prefetto (entro 60 giorni dalla notifica del verbale) in forma gratuita. Anche in questo caso si dovranno allegare la denuncia e la documentazione a sostegno della propria difesa, e chiedere magari l’audizione personale del ricorrente, al fine di interloquire direttamente con il Prefetto (di solito un suo delegato).

In caso di decurtazione dei punti dalla patente, sarà necessario compilare ed inviare all’Ufficio accertatore il modulo (contenuto nel verbale stesso) relativo ai dati del conducente, allegando ovviamente sia la denuncia contro ignoti sia copia del ricorso già inoltrato.

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